Se i lettori
italiani hanno svariati motivi per essere grati a saldaPress, i lettori
italiani di horror ne hanno di enormi. Dal 2005, infatti, saldaPress ha il
merito di portare in Italia, in un’ottima veste grafica e volumi ben curati, una
delle serie a fumetti di maggior successo degli ultimi dieci anni: The Walking Dead, epopea zombie frutto del
genio di Robert Kirkman e della matita di Tony Moore (presto sostituito da
Charlie Adlard), da cui è stata tratta la serie TV campione di ascolti.
Come se non
bastasse, dal 2009 saldaPress decide di inaugurare una apposita collana a
fumetti dedicata agli zombie, dal nome tanto semplice quanto efficace: “Z”.
Vedono così la luce per il mercato italiano opere come Fragile, di Stefano Raffaele; Raise
the Dead, scritto da Leah Moore (figlia di Alan) e dal di lei consorte John
Reppion, per i disegni di Hugo Petrus; Gli
Zombie che Divorarono il Mondo, di Jerry Frissen e Guy Davis.
Inoltre, il
blog http://zetacomezombie.blogspot.com/, gestito da
saldaPress, costituisce sempre una fonte interessante di notizie e curiosità a
tema.
Dal momento
che The Walking Dead (serie TV) sta per
tornare in onda con la seconda stagione, il decimo volume del fumetto sta per
uscire e a noi gli zombie piacciono tanto, abbiamo avuto l’occasione di fare
qualche domanda ad Andrea G. Ciccarelli, direttore editoriale di saldaPress, a
proposito di “Z”, di horror a fumetti, di TWD e, ovviamente, di zombie.
Per quanto il termine sia spiacevole, si parla ormai da
mesi di “fenomeno zombie”, è sotto gli occhi di tutti. Eppure, voi pubblicate The Walking Dead già dal 2005 e nel 2009
avete inaugurato ufficialmente la collana “Z”, con Fragile. Siete stati voi a essere più bravi degli altri, o sono
stati gli altri a essere più lenti?
Mi è già
capitato di rispondere a domande simili a questa e più o meno la mia risposta è
sempre che nella vita è questione di una giusta misura di naso e cu… fortuna.
Nel caso di TWD si è trattato proprio di questo: naso nell'intuire la bellezza
della serie scritta da Robert Kirkman (e gli sviluppi che avrebbero potuto
avere le vicende di Rick & co.) e cu… fortuna nel pubblicarla in Italia
prima che diventasse la hit di vendita che è oggi. Certo, a questo va aggiunto
anche un lavoro di diversi anni sulla collana "Z" che, per come la
vedo io, è quello che fa la differenza nel lavoro di un editore. Credo che le
piccole case editrici siano le più adatte a fare questo lavoro di scoperta dei
nuovi temi e tendenze proprio perché, a differenza delle grandi, il legame tra
la curiosità personale dell'editore e i libri che la sua casa editrice pubblica
è più diretto. Peccato che in Italia le grandi case editrici facciano di tutto
per rendere difficile questo lavoro alle piccole, non capendo l'importanza per
tutti di un ecosistema editoriale dove case editrici piccole e grandi
convivono.
Ci può raccontare come avete scoperto e deciso di
pubblicare The Walking Dead?
All’epoca, vi aspettavate che il fumetto avrebbe avuto un tale successo
planetario?
Ci è stato
proposto da Image Comics di diventare l'editore italiano di TWD. Credo che al
tempo negli USA fosse uscito solo il primo volume (forse anche qualche albo del
secondo perché mi ricordo i dubbi sul cambio di disegnatore. Dubbi che, con il
senno di poi, anche se comprensibili, – il cambio di stile era netto – non
avevano motivo di essere: Tony Moore è bravissimo ma Charlie Adlard è perfetto
per TWD). L'ho letto e mi sono innamorato del ritmo narrativo che Kirkman aveva
dato alla storia, della sua capacità di restare fedele al canone Romeriano
sfruttando la potenzialità propria del fumetto seriale di creare una storia
zombie che continua. Così, molto semplicemente, abbiamo fatto la nostra
proposta per l'edizione italiana e Image Comics l'ha accettata. Confesso che
all'inizio i numeri non erano confortanti: nei primi mesi TWD vendeva
pochissimo ed eravamo tutti abbastanza giù per questa cosa (una piccola casa
editrice com'è la nostra si può permettere solo una manciata di titoli in
passivo senza andare a gambe all'aria). Poi, pian piano, credo soprattutto
grazie al passaparola tra i lettori, le copie vendute sono aumentate e, da lì,
hanno continuato ad aumentare in maniera costante arrivando a costruire il
successo di vendita che è oggi, E, incrociando le dita, grazie anche alla serie
tv, sembra che la tendenza sia ancora quella.
“Z” offre opportunità per tutti i gusti, dalla grande
epopea horror di The Walking Dead, ai
sentimenti di Fragile, passando per
la satira de Gli Zombie che divorarono il
mondo. Può rivelarci cos’altro avete in serbo per noi?
Continuiamo
a guardarci intorno alla ricerca di nuovi titoli interessanti da proporre ai
nostri lettori all'interno della collana "Z". A San Diego,
quest'anno, abbiamo preso accordi per pubblicare un paio di serie USA che sono
sicuro piaceranno molto al pubblico italiano. Ma stiamo tenendo d'occhio anche
il panorama francese dove, nel cinema come nel fumetto, si stanno facendo
avanti molti titoli interessanti a tema zombie. Per adesso posso solo
confermare che a inizio 2012 pubblicheremo il secondo capitolo di Raise the Dead (a parte TWD, il titolo
più amato dai lettori italiani all'interno della nostra proposta zombie) e,
direttamente dalla Spagna dove è ormai un hit di vendita, la parodia di TWD (la
serie a fumetti e quella tv) che noi abbiamo deciso di ribattezzare The Walking MAD!. In più, per ampliare
l'offerta legata a TWD, abbiamo acquistato i diritti per pubblicare in Italia The Walking Dead Chronicles il bel
lavoro del giornalista e scrittore Paul Ruditis che, attraverso interviste al
cast, foto, disegni e molto altro ancora, racconta la genesi della serie tv,
analizzando in profondità i singoli episodi e mettendoli a confronto con la
serie a fumetti.
Secondo lei, che significato ha la figura dello zombie e
relativa apocalisse negli anni ’10? Cosa hanno da dirci oggi i non morti?
Posso dire
che mi ha molto colpito un libro che si intitola "Il contagio" e che,
invece di zombie et similia, parla della crisi economica nel mezzo della quale ci
troviamo e di come questa rivoluzionerà la nostra idea di democrazia (l'ha
scritto l'esperta di economia Loretta Napoleoni). Gli zombie oggi sfilano a
Wall Street per protestare contro gli speculatori della borsa che si nutrono
del lavoro della gente, esiste il concetto di "zombie bank" (banche
che operano nonostante siano già fallite, prendendo soldi dal Governo senza
fare prestiti) e, più in generale, la zombie walk è una delle tipologie di
flash mob più diffuse. Insomma, la figura dello zombie oggi è più attuale che
mai e se ci fa ancora paura, ce ne fa per gli stessi motivi profondi e concreti
intuiti a suo tempo da George Romero. Lo zombie porta con sé l'immagine di una
forza immensa e inarrestabile che, con una logica per noi incomprensibile, rade
al suolo un intero sistema sociale, lo abbatte puntando diritto alle sue
fondamenta. È una paura profonda dell'essere umano che, però, come tutte le
paure, racchiude al suo interno un desiderio altrettanto profondo: quello della
rinascita.
Una domanda diventata di rito fin dall’uscita del film 28 Giorni Dopo, se non prima. Meglio
zombie veloci o zombie lenti?
Se la
domanda riguarda un parere personale, sono un tradizionalista e quindi rispondo
"zombie lenti". Ma mi sembra coerente anche la spiegazione che hanno
dato i produttori della serie tv di TWD: la velocità dipende da come è messo lo
zombie in questione.
Sembra che il fumetto horror americano se la cavi sempre
bene. Hellblazer è immortale, case
editrici come Dark Horse, IDW e Image continuano a fornirci autori come
Mignola, Niles, Layman, oltre ovviamente a Kirkman, solo per fare qualche
esempio. Del fumetto horror italiano cosa mi dice?
Non ne
conosco molti (a parte Dylan Dog che, di tanto in tanto, qualche buona
storia horror ce la propone, soprattutto
quando la sceneggiatura la firma Paola Barbato) ma posso dire che, prima o poi,
mi piacerebbe produrne uno proprio per la collana “Z”. Detto questo mi accorgo
di aver detto una mezza fesseria perché invece di ottimi fumetti italiani
horror ne conosco eccome: Gianluca Morozzi (con Giuseppe Camuncoli e Michele
Petrucci) ha sceneggiato degli ottimi fumetti horror (Il vangelo del coyote e FactorY).
Sotto un cielo cattivo di Matteo
Casali e Grazia Lobaccaro è una bellissima epopea horror e, pur lavorando ai
margini dell'horror strettamente inteso, anche Alessandro Bilotta con il suo
psicanalista dei fantasmi Valter Buio
ha proposto al pubblico italiano una bellissima serie a fumetti orrorifica.
Forse l'industria fumettistica statunitense è solo più brava della nostra a
capitalizzare le potenzialità dell'horror e a portarle a sistema. Su questo
forse occorrerebbe una seria riflessione.
Mi rendo conto non essere di sua stretta competenza, ma
sono sicuro che anche lei segue le vicende attorno la serie TV di The Walking Dead. Un’opinione sulla
serie e su quello che sarà il suo futuro? Ovviamente mi riferisco
implicitamente al licenziamento di Frank Darabont.
Credo che
Frank Darabont sia un pilastro dell'adattamento tv di The Walking Dead. Il suo lavoro all'interno della prima stagione
della serie non solo come produttore (showrunner, mi pare si dica in gergo) ma
anche come sceneggiatore e regista è stato di vitale importanza per decretare
il successo di critica e di pubblico raggiunto dalla serie prodotta da
AMC. E quindi, come spettatore, ho preso male la notizia del suo
allontanamento dalla serie anche se, dalle notizie più recenti, sembra che, pur
cedendo l'incarico di showrunner al bravo Glenn Mazzara (non certo l'ultimo
arrivato e comunque già coinvolto come scrittore nella prima stagione),
Darabont resterà tra i produttori della seconda stagione. In generale mi sembra
che il lavoro fatto per la prima stagione di TWD sia stato ottimo: due punte di
assoluta eccellenza (il pilota e l'episodio Wildfire)
e le altre 4 puntate che hanno soprattutto permesso ai produttori di sondare
diversi registri narrativi da mettere poi a punto con la seconda stagione. Ora,
con 13 puntate a disposizione, AMC dovrà concretizzare tutte quelle
potenzialità che le 6 puntate della prima stagione hanno lasciato intuire. Sono
convinto che l'idea di sviluppare una sorta di universo parallelo simile ma non
esattamente uguale a quello della serie a fumetti sia stata una scelta vincente
e, da quel poco che si è visto finora, credo proprio che la seconda sarà una
grande stagione.
Grazie ad Andrea G. Ciccarelli e a saldaPress per la
disponibilità.
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