mercoledì 1 dicembre 2010

Recensione: I Ragni Zingari

I Ragni Zingari (Edizioni XII)  - di Nicola Lombardi

Il ragazzo abbassò il capo e guardò con intensità le fiamme delle candele. Grida e pianti, ovunque, ancora. Non c'era proprio rimedio. La vita si era capovolta, e ogni tentativo di raddrizzarla pareva vano. Era come stare dentro uno specchio, dall'altra parte. Ma qual era, poi, l'altra parte? Si chiese se fosse davvero uscito, da quel mondo rovesciato in cui aveva sognato di vagare, o se ci stesse ancora affogando dentro. E i ragni zingari? Erano lì con loro, dentro e fuori, e altri ne stavano arrivando.

Michele è tornato dalla guerra. Badoglio ha appena annunciato agli italiani che il nemico non è più tale. I soldati di stanza sul fronte albanese, improvvisamente smarriti, fuggono con ogni mezzo possibile, pagando chiunque abbia una barca per raggiungere l'Italia. Michele è uno di questi, reca nell'anima una disperazione che solo la guerra può instillare – come una lama affilata nella carne - ma continua a ricacciare indietro i fantasmi di quei giorni infausti, rinfrancato dal sogno di riabbracciare la sua famiglia. La mamma, il nonno, il fratellino Marco, sua sorella Adele e lo zio Berto.

Ma al suo ritorno il castello di speranze che si è costruito crolla sotto i colpi di un tumultuoso dolore: Marco è scomparso da tre giorni e nessuno sembra sapere cosa gli sia accaduto, seppur fin da subito appaia chiaro che non tutti dicono la verità. Michele inizia un'indagine personale che lo porta a rivangare un passato che tutti vorrebbero tener sepolto. Lo zio Berto, con le sue stranezze, con quella sua macabra fissazione dei ragni – i ragni zingari – spalanca a Michele un mondo di incubi in cui le percezioni vengono distorte da pensieri e allucinazioni che lo spingono sull'orlo della follia. Sì, perché i ragni zingari si muovono fuori e dentro gli specchi, zampettando ai margini del campo visivo, come fantasmi. Ma a quale realtà appartengono? Sono davvero reali, o frutto di un'immaginazione deviata da un passato di sofferenze e morte? Un'immaginazione che, inspiegabilmente, sembra contaminare tutti quelli che orbitano attorno allo zio Berto?

Michele si muove ai margini di un mondo che urla veemente, straziato dal sangue e dalla paura. Il profumo della campagna, le facce amichevoli dei vecchi del paese, i rintocchi del campanile, la carezza dei ricordi d'infanzia, si intrecciano con gli sguardi sfuggenti, i segreti non detti, le farneticazioni sui ragni zingari – portatori di sventure – il tutto mentre un cupo temporale minaccia una pioggia torrenziale sul mondo. Ma non è l'unica tempesta in arrivo. I tedeschi sono ormai prossimi, alimentati dalla sete di vendetta verso il popolo dell'Italia traditrice, e Michele sa che non avranno pietà per nessuno.

Nicola Lombardi riesce a pennellare personaggi memorabili su uno sfondo nostalgico che profuma intensamente di storia e di atrocità nascoste; ogni pagina evoca immagini, ricordi e sensazioni che si muovono vividi insieme a Michele, il quale finisce per perdersi in essi, restandovi avvolto come in un sudario. Assistiamo alla sua lotta contro il destino, ammaliati dallo stile caratteristico dell'autore, che dà prova del suo talento fino all'ultima pagina. E chiuderla, quella pagina, è un po' come voler restare aggrappati a una realtà diversa dalla nostra, come vorrebbe fare Michele, pur di non affrontare l'orrore che lo circonda.

I ragni zingari è un thriller mozzafiato ma anche un horror sottile, venato da un percorso di crescita interiore che ricerca la presa di coscienza del sé attraverso un viaggio di rinnovamento dell'anima. Il finale, che qui non sveliamo, reca tutta l'amarezza e la crudeltà della guerra che, alla fine, risulta il vero unico nemico.
Assegniamo 4 coltelli. (Nero Cafè - Daniele Picciuti)


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