lunedì 29 novembre 2010

Il manipolatore

Michael Robotham "Il Manipolatore" (Fanucci)


Joe O’Loughlin è uno stimato professore part-time dell’Università di Bath, nella contea di Somerset, dove vive insieme a sua moglie e alle sue due figlie, da quando ha lasciato Londra, per allontanarsi da un passato turbolento e ritrovare la serenità familiare. Marito affettuoso, padre esemplare, Joe baratta la passione per una professione che ama, quella dell’analista, con la tranquillità di un’esistenza appartata, che lo aiuti a tollerare meglio una patologia invalidante come il Parkinson che, da quando si è manifestata, ha oscurato la sua vita con una fitta coltre di malinconia che, nel corpo tremante, nasconde le tracce della sua cupa presenza. Una malattia meschina che quanto più lo umilia fisicamente, costringendolo a movimenti calibrati e ponderati, tanto più ne amplifica le già straordinarie capacità di osservatore e decifratore della personalità umana. E così, quando il suicidio di una donna che si è lanciata da un ponte della città, senza che lui sia riuscito ad aiutarla, si rivela in realtà un omicidio architettato, fin nei minimi dettagli, da un astuto manipolatore della psiche, Joe comincia a indagare affascinato e turbato, allo stesso tempo, da una mente capace di controllare, plagiare e spezzare, con la sola forza delle parole, la vita altrui.

 
Con Il Manipolatore Michael Robotham costruisce un thriller psicologico affascinante e coinvolgente, per la verosimiglianza degli eventi narrati e per la potenza di un linguaggio magnetico, che fa della scorrevolezza il suo punto di forza. Una narrazione fluida ed efficace che coinvolge completamente il lettore, che si trova catapultato nel profondo della storia, al fianco dei personaggi, a respirare e a condividere le loro ansie, le loro preoccupazioni, le loro scelte, anche quelle razionalmente inspiegabili.

Al centro della vicenda due vite a confronto, due “manipolatori” della mente che impiegano, però, le loro capacità in direzioni opposte, per aiutare le persone, uno, per irretirle e piegarle alla propria volontà, l’altro. Due individualità d’eccezione, due sensibilità rare poste nella medesima situazione per dimostrare quanto possa essere labile e impercettibile il confine tra perversione e moralità, senno e follia, bene e male.

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