venerdì 22 ottobre 2010

Recensione: Muori per me



"Muori per me" di Karen Rose. (Leggereditore):

Un videogioco che ha come colonna sonora il rumore della morte. Una vita spesa nella ricerca spasmodica di fama e nell'ossessione di riuscire a catturare l'istante in cui l'uomo si allontana dalla vita. Uccisioni perverse alimentate dalla curiosità infantile per l'oscurità del male. Centro di tutto lo scenario Philadelphia e i suoi campi innevati, la scoperta di delitti nascosti dalla neve, di spettacoli e di voci straziate dalla sofferenza.

Un uomo che non riesce a guardare la realtà senza nascondere odio. Un mago, un genio incompreso, un pazzo. Simon Vartanian e la sua mente popolata da una lucida follia omicida e dai volti tetri dei suoi ricordi di bambino. I personaggi di un' arte senza tempo. Il viso distorto dell'Urlo di Edvard Munch che rivive nei ricordi più neri e nel presente più violento. Oscuro denominatore comune delle sue sanguinolente uccisioni. Particolarmente originale risulta la scelta delle forme di tortura e degli strumenti scelti. Micidiali attrezzi del passato, ritornano nel presente per assecondare le perversioni omicide di Vartanian.

Muori per me è il primo volume di una trilogia nella quale l'autrice, Karen Rose, riesce a scardinare e far leva sulle paure e le turbe di tutti noi, raccontando in modo assolutamente realistico, con una dovizia di dettagli tale da sembrare scene di un film. E' con questa costruzione "cinematografica" dell'orrore che la Rose si rivela un' autrice capace di rendere, con un'abilità assoluta, immagini così cruente da provocare nell'animo dei suoi lettori un tormento continuo che si nutre e si alimenta delle sensazioni e dei punti di vista di ogni personaggio. Sì, perché come in ogni thriller che si rispetti non c'è solo il killer sanguinario e perverso ma, ben presto, la storia si sdoppia sull'asse delle vicende dell'efferato omicida presentando il punto di vista della squadra composta dal poliziotto Vito Ciccottelli e dall'archeologa e studiosa di storia Sophie Johannsen. Tra di loro un amore che potrebbe sembrare il più banale dei cliché ma che è l'unica oasi di pace in tutto il romanzo. Ricco di forti emozioni che diventano sollievo in un mondo in cui morte e violenza la fanno da padroni.

La Rose d'altronde eccelle proprio nella resa di queste visioni contrastanti, amore e passione, ma anche dolore. La paura della morte, le grida disperate delle vittime per le torture alle quali sono sottoposte, il suono strozzato del loro ultimo respiro. E l'impressione di non sapere mai appieno se quella che stiamo leggendo è la realtà o il prodotto ludico di una mente malata. Le parole di questa formidabile scrittrice ci invitano a scoprire, sempre più, tutto ciò che è celato alla vista. Il suo intento non è solo quello di essere letta. Lei vuole sconvolgere gli animi. E ci riesce alla perfezione. Karen Rose inizia la trilogia conducendo i lettori fino al cuore della storia, costringendoli a seguirla nella descrizione minuziosa dei particolari che ha disseminato lungo tutto l'arco narrativo. Le immagini perfette sono una trappola che cattura e confonde fino a dissolvere i confini tra lettura, visione, realtà e videogioco.

(Milly Ruggiero)


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