Il primo horror spagnolo targato Gargoyle, Traduzione di Giancarlo De Crescenzo, Prefazione di Franco Pezzini e Angelica Tintori.
Un delitto dantesco, un sagace investigatore, un attore impegnato a imparare cosa sia la paura e una pellicola maledetta, causa di morte e devastazione.
Un romanzo denso di humour nero, passione cinefila e mistero.
Il libro
1956: l'Inghilterra è sconvolta dalla raccapricciante strage di Longtown, avvenuta alla frontiera scozzese. Centinaia di bambini sono stati uccisi selvaggiamente: i loro corpi - violati e mutilati come a osservare un macabro e arcano rituale - sono stati trovati carbonizzati e aggrovigliati in un'aberrante piramide umana, rinvenuta nella chiesa del villaggio. Era qui che i piccoli si erano riuniti per vedere la proiezione di un film su invito del parroco locale, anch'esso assassinato. Il Governo dispiega tutte le sue forze in pompa magna: l'Esercito, teso ad assicurare il massimo stato di protezione agli abitanti della contea, gli esperti scientifici, impegnati a fare ogni tipo di rilievo, e naturalmente gli agenti di Scotland Yard, pronti a imbastire un'indagine a 360°. Chiamati a occuparsi del caso sono Andrew Carmichael, ispettore dal fiuto ineguagliabile per casi un po' fuori dalla norma, e il suo assistente Harry Logan.
Nello stesso tempo, una piccola casa cinematografica, la Hammer, decide di cimentarsi nel rilancio della filmografia horror producendo un'innovativa versione a colori del Frankenstein con la regia di Terence Fisher. Ne sarà protagonista Peter Cushing: per entrare nella parte, però, è previsto che l'attore segua un peculiare apprendistato: egli dovrà essere capace di incutere realisticamente il terrore nel pubblico oramai smaliziato del secondo dopoguerra, e, per farlo, dovrà venire in contatto con le fondamenta della paura umana più ancestrale, al punto da essere in grado di attraversarla: solo in quanto capace di sostenere direttamente l'incontro col terrore, infatti, Cushing potrà essere considerato dagli spettatori interprete credibile dell'inquietante nobile scienziato. Nella sua preparazione sui generis, il popolare attore s'imbatterà in due ciceroni dalle personalità antitetiche - il professor Arthur Aberline, eminente storico, esperto di aspetti antropologici e religiosi, e lord Sherrinford Meinster, demonologo e collezionista spasmodico di tutto ciò che è legato al Maligno - e finirà coinvolto, suo malgrado, nell'inchiesta - frattanto spostatasi a Londra, scenario di altri delitti - condotta dai poliziotti Carmichael e Logan; inchiesta che porta a una misteriosa pellicola risalente agli anni del Cinema muto, intitolata La fête du Monsieur Orphée.
www.lafiestadeorfeo.wordpress.com
L'autore
Nato a Siviglia nel 1978, Javier Márquez Sánchez è scrittore, giornalista e grande esperto di musica rock. Ha pubblicato alcuni saggi dedicati a Bruce Springsteen, Neil Young, Simon & Garfunkel, ed Elvis Priesley. Attualmente è vicedirettore della rivista Cambio 16 e collabora con varie altre testate.
La festa di Orfeo è il suo primo romanzo, omaggio all'horror britannico degli anni Sessanta, al Giallo classico e alla passione per il cinema.
www.javiermarquezsanchez.com
Da La festa di Orfeo:
«Molto bene». Carmichael si alzò e prese a camminare avanti e indietro nello studio. «Lasciamo stare il passato e concentriamoci sul presente. Dimentichiamoci anche dei poteri supposti di quella pellicola e degli effetti che potrebbe avere. Arthur, dimmi, che attrattiva potrebbe esercitare su degli squilibrati con credenze sataniche?»
«Che attrattiva potrebbe esercitare su un cattolico fondamentalista il calice dell'Ultima Cena? Anzi, ancor di più: cosa sarebbe disposto a fare il Vaticano per un documento scritto da Gesù di Nazareth in persona?»
«Santo Cielo!»
«Fai bene a rivolgerti in alto, ne avrai bisogno. Tieni conto che stiamo parlando dell'opera maestra di Satana, della sintesi della sua conoscenza, della chiave d'entrata al suo regno. Aggiungi pure che - dato che nel sottrarre la pellicola a Boulanger, Whittington la rubava in un qualche modo a Satana in persona - chi dovesse recuperarla ascenderà automaticamente al ruolo di principe tra gli eletti».
Dalla prefazione "Nuovo cinema Inferno":
C'è però un terzo "tavolo" su cui Javier Márquez Sánchez conduce il suo gioco allegro: ed è quello, se così si può dire, di una peculiare ibericità. Qualcosa che non riguarda soltanto il rapporto con il cinema - anche se il richiamo alla grande tradizione horror spagnola s'impone [.]. Con un fantastico fortemente condizionato dall'eredità cattolica, da una storia pregressa [.] e da una vocazione persino più popolare, "ingenua" e aperta all'exploitation rispetto alle parallele esperienze anglosassoni, francofone o italiche. E per contro capace di elaborare la forte attrazione verso i modelli stranieri quale stimolo a rileggerli creativamente, con risultati di grande originalità.
Credo che lo acquisterò...
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