venerdì 30 settembre 2011

Torna il Karma Tournament di Edizioni XII

Torna il torneo letterario pensato e bandito da Edizioni XII. Dopo una prima edizione molto combattuta, anche quest'anno si apre la lotta per diventare Scrittore dell'anno.
Il torneo include un buon numero di concorsi già piuttosto noti sul web tra cui, udite udite, anche il nerocafettiano Nero Doc.

Sotto, la notizia, direttamente dal sito di Edizioni XII:

Pensi di poter diventare lo Scrittore dell'anno?
Abbiamo quel che fa per te: Pane per i tuoi denti. Proprio così, non poteva esserci uno slogan più appetitoso per stimolare la tua acquolina letteraria, visto che riparte la seconda edizione del Karma Tournament, il torneo stagionale a punti indetto da Edizioni XII. Il torneo, ampliato e reso più competitivo in questa seconda stagione, con l'aggiunta di nuovi concorsi di caratura nazionale (Nella Tela!, ScripTag e Nero Doc), terminerà in concomitanza con la chiusura del Circo Massimo nel luglio 2012: questa quindi sarà la data in cui sarà decretato lo Scrittore dell'anno, titolo andato nell'edizione 2010/2011 allo scrittore Andrea Viscusi. Non è necessaria alcuna iscrizione. Basterà partecipare a uno qualsiasi dei concorsi inseriti nel circuito e automaticamente si avrà diritto all'assegnazione dei punti Karma in caso di vittoria o piazzamento. Alla fine, chi avrà ottenuto il maggior numero di punti sarà designato Scrittore dell'anno


giovedì 29 settembre 2011

Nero Cafè all'Italian Horror Fest

In un caldo sabato pomeriggio di agosto, arrivo finalmente a Nettuno, per la serata conclusiva del festival. Si svolge nel castello di San Gallo, forse il monumento più importante della cittadina balneare. Nel cortile c'è lo spazio riservato alla visione di film e corti, ma anche un palco per le premiazioni. È presente anche lo stand di un famoso rivenditore di musica e film di genere. Ghiottissime le proposte!

In un altro ambiente, lì vicino, un piccolo museo. Ci sono vari "reperti": calchi di maschere, bozzetti di mostri e altre meravigliose testimonianze del cinema horror e thriller italiano. Opere quasi tutte realizzate dal grande Sergio Stivaletti, curatore di effetti speciali e ideatore del festival.
Il regista Luigi Pastore presenta. Salgono sul palco lo stesso Stivaletti e il vincitore per la categoria cortometraggi, Diego Carli per il suo Orce.
Guarda il trailer di Orce.



Aberto Cattaneo con la creatura de "La Chiesa"
Dopo il ritiro dei meritati premi, viene trasmesso un corto, Cadaveri a legna (regia di Luigi Marani), vincitore di una menzione speciale, un ottimo lavoro su due pazzi assassini che scappano da un manicomio e aprono una pizzeria, dal successo inaspettato e misterioso. 
Il piazzale è pieno e i posti a sedere sono tutti occupati da ammiratori dell'horror. Presenti vari tipi di persone di età diverse. Nutrita, ovviamente, anche la presenza di darkettoni e metallari.  Oltre ai su citati, ci sono altri personaggi, come il sindaco di Nettuno, che ha fortemente voluto la manifestazione, e Ruggero Deodato, regista del violentissimo cult Cannibal Holocaust.
 Verso la fine del corto, si alza un boato e fragorosi applausi: e' arrivato Dario Argento. "Il maestro" di Profondo Rosso insieme al suo nutrito staff prende posto. E si scatenano i fotografi.
Poco dopo altro boato per Eli Roth. L'attore di Bastardi Senza Gloria e regista, fra gli altri, di Hostel, raggiunge il suo collega italiano. Moltissimi hanno cercato di immortalare il saluto fra i due famosi registi durante la proiezione del corto.
Creazione di Sergio Stivaletti
Dopo un omaggio a Dario Argento fatto di alcune scene dei suoi film montate in sequenza, e uno a Sergio Stivaletti e alle sue creazioni, viene trasmessa tutta la triologia delle "tre madri", che vede entrambi coinvolti. Il sottoscritto ha visto più volte i tre film (Suspiria, Tenebre e La Terza Madre), cosi ha deciso di andare a seguire il concerto dei Goblin, in una piazza poco distante dal forte. Il cofondatore Claudio Simonetti e i soci eseguono i loro maggiori successi, quasi tutte colonne sonore dei film di Dario Argento.
Il vostro Nero Inviato torna a casa soddisfatto della serata. Il regista Carli mi ha persino regalato il dvd del suo corto, vincitore del festival!
Evviva il cinema di genere! Meglio se italiano.

(Alberto Cattaneo) 


mercoledì 28 settembre 2011

Otherside, di Giancarlo Narciso

Non l'ho uccisa io.
Forse no. Però lo sai, vero, cosa ti faranno quando ti metteranno le zampe addosso?
Lo so - dissi - Ma dovranno prima prenderemi.

Otherside, di Giancarlo Narciso (Perdisa Pop)

* * *


Un eroe amaro, solo e ferito ma mai rassegnato a perdere. Una dark lady affascinante e dal volto indefinibile. Una fuga da un branco di tagliagole decisi a tutto e, allo stesso tempo, una caccia incalzante a una preda che forse non esiste. Una pista che si snoda da un lato all'altro dell'Oceano Pacifico, fra ribelli, spie, mercenari, donne senza scrupoli e narcotrafficanti, in una cavalcata di citazioni cinematografiche. 
Una fuga da se stessi, dal passato, che allo stesso tempo è una metafora potente della resistenza a una vita capace di togliere la terra da sotto i piedi. Abbandonato, lacerato nell'onore e nei sentimenti, il protagonista non accetta la sconfitta. Si dibatte fra mille trappole, piste sbagliate, da cacciatore diventa preda, eppure lo stesso prosegue nel suo cammino dalle foreste della Birmania fino ai deserti del Messico, dove finalmente sarà in grado di ottenere una giustizia che comunque non lo rasserenerà.  

Giancarlo Narciso, milanese, lascia l'Italia nel 1978, spinto da un irresistibile bisogno di viaggiare che lo porta a girare quattro volte attorno al mondo, stabilendosi di volta in volta a Tokyo, Kuwait, Kathmandu, Città del Messico, Singapore e in Indonesia e facendo i mestieri più disparati, dal traduttore al modello, dal contrabbandiere alla comparsa. Autore di numerosi romanzi e racconti pubblicati con editori come Fazi, Sonzogno, Piemme, Garzanti, Mondadori e, in Germania, Random House, vince nel 1998 il premio Tedeschi con Singapore Sling e, nel 2006, si aggiudica il prestigioso premio Scerbanenco per il miglior noir italiano con Incontro a Daunanda. Il suo ultimo romanzo è Solo fango, apparso nel 2010 nella collana Verdenero delle Edizioni Ambiente. Per Perdisa Pop nel 2009 ha pubblicato Un'ombra anche tu come me.

Fonte: Perdisa Pop 

lunedì 26 settembre 2011

Pietr il Lettone: la nascita di Maigret


 Mi hanno detto che lei è della polizia... Forse mio marito è stato ucciso... Che cosa aspetta?

C'era tutto Maigret nello sguardo ch'egli fece pesare su di lei! Una calma! Una indifferenza! Come se avesse udito solo il ronzare di una mosca! Come se avesse avuto davanti a sé un oggetto qualsiasi.
Nessuno l'aveva mai guardata in quel modo. Si morse le labbra, arrossì violentemente sotto il fondotinta e batté il piede con impazienza.


Pietr il lettone (Pietr-le-Letton, pubblicato in traduzione italiana anche come Maigret e il lettone e Pietr il Lettone, 1931) è ufficialmente il primo della serie con Maigret protagonista.
Il lettone del titolo è un noto criminale internazionale. La Sûreté Général di Parigi viene informata del suo arrivo su un treno e Maigret ne manda a memoria la scheda segnaletica (il “ritratto parlato”). Ma al suo arrivo alla Gare du Nord, il nostro commissario troverà ad attenderlo un cadavere. Sui binari crede di riconoscere Pietr, ma la sorpresa sarà ancora più grande quando il corpo che viene rinvenuto sul convoglio sembra avere anch'esso i tratti somatici del criminale lettone.
Inizia così una rincorsa nella quale Maigret perde anche il collega Torrance (il quale tuttavia ricomparirà nei successivi romanzi), e che lo porta ad indagare all'hotel Majestic, nel quale il lettone si incontra con un uomo d'affari americano.

"Il Majestic non lo digeriva. Immobile e scuro, egli stonava tenacemente in mezzo alle dorature, alle luci, al viavai di abiti da sera, di pellicce, di figure profumate e scintillanti."

Il romanzo prosegue tra Parigi e Fécamp in Normandia, dove la storia si conclude in modo inaspettato e sorprendente, e dove Maigret viene accolto da “un odore intenso di merluzzo e di aringhe, […] pozzanghere viscide in cui brillavano le scaglie dei pesci e marcivano le loro viscere.”

Già in questa prima opera si trovano le proprietà del noir di Simenon: personaggi fortemente caratterizzati, ambientazione, atmosfere. Eppure c'è molta meno psicologia del solito, e un ritmo quasi da hard boiled, con inseguimenti, sparatorie e cadaveri. Questo tipo di scrittura pian piano si attenuerà nella serie (salvo rare eccezioni) per lasciare spazio a storie molto centrate sulle caratteristiche intrinseche delle persone. Tratto, questo, che tenderà a differenziare le storie di Maigret da qualsiasi altro romanzo o racconto giallo.

Scritto nel 1929 a bordo dell'Ostrogoth, la barca di Simenon, il romanzo appare, prima come feuilleton sul settimanale Ric et Rac, secondo le abitudini dell'epoca, e poi presso l'editore Fayard nel 1931. In Italia giunge due anni dopo grazie a Mondadori.
Curiosamente, l'editore Fayard aveva dei dubbi circa l'opportunità di pubblicare il romanzo, e Simenon organizzò una festa in un locale notturno di Montparnasse allo scopo di spronarlo.
Ottenendo il risultato.

(Cristian Fabbi)


sabato 24 settembre 2011

Tre volte all'Inferno, di Cristian Borghetti

Collana: Perdisa Pop

Tre romanzi brevi che danno nuova forza alla narrativa gotica italiana, tornando alle origini della stessa letteratura dell'orrore: Cristian Borghetti mescola linguaggi antichi e atmosfere storiche per dare vita a un mondo onirico e surreale, denso di citazioni e suggestioni proprie di scrittori come Edgar A. Poe o H. P. Lovecraft. Un'eccezionale immaginazione visionaria al servizio di incubi e paure ancestrali catapulta il lettore nell'oscurità, tra sangue ed erotismo, orrori e follie, creature infernali e misteriosi labirinti della mente, nei quali il macabro si allea con il romantico, la scienza con le arti occulte, l'amore con la morte.

Leggi il primo capitolo in anteprima sul sito dell'editore

Il libro
Il bacio di Medusa (il nero veleno è già nei tuoi occhi)
Un assassino spietato si aggira per la magione di Bosco Oscuro alla fine dell'Ottocento. Incaricato delle indagini è il colonnello Flauros Ferramano. La caccia lo porta sulle tracce del suo antico nemico, Asmodeo Colonna, vittima della follia e uomo dotato di incredibile astuzia. ne nascerà un duello epico, una lotta con le forze oscure, la caduta senza redenzione nella profondità delle tenebre. 
Il canto di Lucifero (ballata in Dio minore)
In una surreale Parigi della Belle Époque, durante uno spettacolo teatrale, gli attori della commedia vengono trucidati. Il drammaturgo, accusato del massacro, è tratto in arresto. Finisce in carcere, davanti al tribunale della Chiesa e in manicomio. Ma questo non è che l'inizio del suo martirio: prima della fine, l'uomo si ritroverà faccia a faccia con l'impossibile, in un incubo che sembra orchestrato dal Diavolo in persona. 
Il labirinto del basilisco (il sagrato, l'ombra e la paura). 
In un'imprecisata epoca del passato, mentre la Chiesa indaga sui misteriosi accadimenti che hanno sconvolto una contrada della provincia italiana, un uomo è tormentato da ombre spaventose: un monaco senza sguardo, un orrendo basilisco in un'imponente torre, e poi quell'indicibile presenza oscura, che dal passato arriva fino ai giorni nostri.

L'autore
Cristian Borghetti è nato a Lecco il 10 settembre 1970. Ha studiato Filosofia Estetica all'università di Milano. Ha pubblicato la raccolta di racconti Ora di vetro (Montedit). Di giorno lavora in un'azienda di ceramiche e la notte scrive, quando l'oscurita' lo avvolge. Adora Parigi, il culto dell'assenzio, l'arte geniale e surreale di Salvador Dali.  
"Ho cominciato a leggere da piccolo con Verne, Dumas, Salgari, London - per poi scoprire Poe, Lovecraft, Byron, Mary Shelly, Stoker che hanno determinato la mia grande passione per il gotico. I miei scritti non hanno mai un lieto fine, "scrivo storie cattive perché sono umano, troppo umano" citando Nietsche. Quindi è il mio essere "umano" che è fonte d'ispirazione. E tutto è fonte d'ispirazione, purché mi seduca: immagini, persone, volti, accadimenti, cose, musica." 

giovedì 22 settembre 2011

Amy Jade Winehouse - Un gioco a perdere (Parte II)

L'AMORE E' UN GIOCO A PERDERE
Love Is A Losing Game è il quinto e ultimo singolo estratto da Back to Black, il cui titolo in italiano significa "L'amore è un gioco a perdere". Il brano merita un'attenzione particolare da parte di Nero cafè, in quanto è stato premiato con un Ivor Novello, per il miglior testo musicale del 2008.
Conosciuto anche come The Ivors, il riconoscimento è dedicato ai compositori e agli scrittori musicali, britannici e irlandesi. Molto ambito e popolare, è esaltato da cantanti, musicisti e famose testate giornalistiche come The Times, che lo considera "l'oscar dell'industria musicale".
Dopo tante amarezze, sarà ancora la sua musica a darle le maggiori soddisfazioni. È lo stesso quotidiano inglese a testimoniare l'inaspettato nuovo successo con un articolo dal titolo emblematico: "Amy Winehouse entra a Cambridge". Soltanto una settimana dopo la premiazione, infatti, l'analisi di Love Is A Losing Game verrà sottoposta agli studenti di letteratura inglese, all'ultimo anno della prestigiosa università. Il tema d'esame consisterà nella critica al testo, contrapposto ad opere di scrittori britannici quali Shakespeare, Milton, Wordsworth e Sir Walter Raleigh. Verrà anche chiesto loro di confrontare i poemi di Raleigh con altre due canzoni: Fine and Mellow di Billie Holiday e Boots of Spanish Leather di Bob Dylan.
L'esame ha suscitato opinioni molto contrastanti, in Gran Bretagna. Ne è nata una polemica, che si è potratta per giorni sui quotidiani, specialmente a causa della dissoluta vita della musicista e cantante. Mi ha molto colpito l'opinione di uno studente, letta sul sito del The Time: "Mai considererò una controversa cantante pop come una figura letteraria". L'università non è comunque nuova nel proporre analisi simili agli esaminati. Nel 2001, sotto la lente di ingrandimento finirono la tragedia nella letteratura e il brano Tragedy dei Bee Gees.
Ma fornire maggiori spunti di interesse, come vedremo, è proprio il confronto tra il testo di Love Is A Losing Game, scritta a quattro mani dalla Winehouse e dal produttore Mark Ronson nel 2006, e la poesia As You Came from The Holy Land scritta da Raleigh nel 1592.
Poeta, scrittore oltre che navigatore, cortigiano ed esploratore. Raleigh ebbe una vita travagliata e finì i suoi giorni tragicamente, sommerso dai debiti. Il suo nome è inoltre legato alla fondazione di uno dei primi insediamenti nell'odierno Nord America e alla inspiegabile sparizione di 117 pionieri. Salparono da un porto inglese nel 1587 per approdare sull'isola di Roanoke con l'obiettivo di stabilirvisi, sotto la guida di Raleigh. Quando vi tornò, tre anni dopo, non trovò nessuno. Neanche i resti: erano come volatilizzati. Fu sempre lui ad organizzare le prime e infruttuose ricerche. Ma i coloni non furono mai più ritrovati.
Il mistero di Roanoke, è oggi uno dei più noti e studiati della storia.
Per Wikipedia la parola "Lirica" deriva dalla parola greca λυρική (lyrikē, sottinteso poiesis, "(poesia) che si accompagna con la lira"). As You Came from The Holy Land è nata come lirica e immagino i cantastorie che la interpretano, durante le lunghe traversate oceaniche dello stesso scrittore. Canta l'amore eterno: "Ma il vero amore è un fuoco duraturo, che brucia per sempre nella mente / Mai malato, mai vecchio, mai morto / che non si volge mai altrove".
Sono invece decadenti i versi di Love Is A Losing Game: "L'amore è un gioco a perdere, che non avrei mai voluto giocare / Che casino abbiamo combinato e ora l'ultimo fotogramma / L'amore è un gioco a perdere".
Entrambe parlano d'amore, ma in modo diverso, come vediamo anche nella seguente sintesi dei due testi.
Amy Winehouse - Love Is A Losing Game
. . . For you I was a flame
Love is a losing game
Five storey fire as you came
Love is a losing game
Why do I wish I never played
Oh, what a mess we made
And now the final frame
Love is a losing game
Played out by the band love is a losing hand . . .
Sir Walter Raleigh - As You Came from The Holy Land
. . . As you came from the holy land
Of Walsinghame,
Met you not with my true love
By the way as you came?
How shall I know your true love,
That have met many one,
As I went to the holy land,
That have come, that have gone?
She is neither white nor brown,
But as the heavens fair;
There is none hath a form so divine In the earth or the air . . .
Di seguito il video ufficiale di Love Is A Losing Game.



Il video non doveva essere così, nelle intenzioni dei produttori. Si narra che nei giorni stabiliti per le riprese Amy non si presentò, forse a causa di qualche bevuta di troppo. La casa discografica perse alcune migliaia di dollari e decise di realizzarlo comunque, utilizzando un insieme di immagini e filmati della diva. In alcuni fotogrammi è riconoscibile anche l'allora fidanzato Blake Fielder-Civil. Il risultato finale non stona con il brano, peraltro molto malinconico. Sembra un video-ricordo postumo, ma era soltanto il 2007.
Ideale conclusione dell'articolo, è questo suo ultimo evocativo filmato musicale, che sembra realizzato proprio per dare l'addio ad amori e demoni. Epitaffio della sua tormentata esistenza, fatta di giochi a perdere.

(Alberto Cattaneo)

martedì 20 settembre 2011

Nero Cafè al "Corti and Cigarettes 2011 - International Short Film Festival"

Era un caldo pomeriggio di settembre quando i Neri inviati di Black Report si presentavano all’ingresso della manifestazione: CORTI AND CIGARETTES 2011 - INTERNATIONAL SHORT FILM FESTIVAL. “Siamo gli inviati di Nerocafè” avvisavano all’ingresso. Le signorine li accompagnavano indicando con un sorriso la Sala Kodak, al primo piano dell’edificio al centro di Villa Borghese, chiamato Casa del Cinema. La sala Kodak era quella dei film sperimentali e i Neri cominciavano la maratona deliziandosi nella visione dei Corti - appunto - sperimentali.

Il primo corto che ha ammaliato l’occhio dei Neri è stato On the water’s Edge di Tommaso De Sanctis. Un bellissimo corto di animazione, tutto in bianco e nero. 
Guarda On the water’s Edge:

 

È seguito Hypercube, un puro lavoro di meraviglia tecnica. Pareti di schermi che si susseguono moltiplicando l’immagine all’infinito. Il regista, uno dei due vincitori della manifestazione, ha dichiarato di aver lavorato sul montaggio del pacchetto d’immagini che gli è stato inviato. 
Guarda Hypercube:

  

Il corto Phasing Waves è stata una sequenza geometrica di onde, così come recita il titolo. È stato quasi un rendere in musica l’onda sonora, rappresentata da suoni con effetti phaser. Esperimento ben riuscito.
I Neri inviati sono stati poi catturati dalle immagini oscure di Spectrum di Fabrizio Caldarelli: immagini apocalittiche, su piani irregolari, quasi una riscoperta del cinema espressionista tedesco del 1929 ma in chiave più millenaristica. Le immagini erano commentate da una chitarra con molto flanger e, perché no, con anche il phaser che ricordava le atmosfere dei Pink Floyd di Careful with that axe, Eugene. I Neri, compiaciuti dello spettacolo, sono andati avanti nella visione. 
Guarda Spectrum:

  

È seguito il corto In Origine. Gli inviati Neri,  appassionati di arte cinematografica, sono rimasti affascinati da questo corto così suggestivo, dove sembrava di scorgere diverse citazioni e riferimenti a Dziga Vertov: la macchina che riprende (sullo sfondo), l’occhio, la luce e la rappresentazione del montaggio con due sequenze di immagini sovrapposte una in orizzontale e l’altra in verticale. Una sequenza di immagini veloci che scorre in orizzontale (un paesaggio), mentre in verticale ne scorre un’altra e si confonde con essa. Sullo sfondo il sole che rappresenta l’occhio, nei contorni dell’obiettivo che ricordava molto proprio L’uomo con la macchina da presa. riattualizzato in chiave moderna ovviamente. 
Riportiamo il trailer del corto:


Francesco Lettieri
Poi, gli inviati Neri si sono deliziati con un bellissimo cortometraggio sulla Cina. Gli autori hanno narrato la vita, le tradizioni, la modernità e la difficoltà attraverso meravigliose tecniche sperimentali di regia e  montaggio in soli 12 minuti. 
È seguita la premiazione che ha visto come vincitori Francesco Lettieri con Hypercube e Salvatore Insana con In origine.  Gli inviati Neri, affascinati da quest'ultimo corto, sono andati a intervistare Salvatore Insana, sottoponendolo a una short interview per Nerocafè

Alberto Cattaneo: come nasce In Origine
Salvatore Insana: In Origine nasce da un progetto sperimentale in collaborazione con il musicista Aron Carlocchi. Il progetto completo è di 40 minuti.
Alberto Cattaneo: E le riprese dove sono state fatte? 
Salvatore Insana: abbiamo fatto le riprese durante il viaggio Roma-Napoli nei pressi di Roma. 
Alberto Cattaneo: interessante la sovrapposizione delle sequenze sullo schermo. 
Salvatore Insana: Sì, c’è un riferimento alle geometrie che mantengo sempre nei miei lavori e un riferimento all’arte figurativa astratta. 
Alberto Cattaneo: Lavori solo nel cinema? 
Salvatore Insana: mi occupo di cinema, teatro, fotografia e collaboro attivamente con il regista Roberto Nanni. 
Alberto Cattaneo: progetti per il futuro? 
Salvatore Insana: sto lavorando a un progetto audiovisivo con Roberto Nanni e Steven Brown, cantante e co-fondatore del gruppo statunitense Tuxedomoon
Grazie a Salvatore Insana per averci dedicato il suo tempo e complimenti.  

Salvatore Insana
Gli inviati Neri dopo un meritato caffè nero si sono recati alla sezione Incontri d’Autore, dove hanno seguito l’incontro con Marco Filiberti, presentato da Massimo Galimberti. Il regista ha ribadito la necessità della riscoperta del valore della bellezza in senso gnoseologic e conoscitivo, nonché l’importanza di lavorare e riscoprire gli archetipi piuttosto che lavorare sui caratteri. Il cinema italiano non presenta solo una matrice neorealista ma ha avuto delle digressioni importanti in registi come Pasolini, Ferreri, secondo Visconti. Filiberti promuove un tipo di linguaggio che abbia una funzione critica anche nei confronti della cultura stessa e sottolinea il fatto che le varie tipologie di linguaggio debbano portare a riflessioni di tipo critico.
Lui non si vende. Rifiuta aggiustamenti di cast e scengeggiatura proposti da produttori che favoriscono clientelismo. Regista del corto Il compleanno presentato al recente Festival del cinema di Venezia. Prossimo lungometraggio sarà Gli eterni stranieri, e sta inoltre lavorando a un film su Lord Byron.
È stata poi la volta di Marco Costa. presentato da Andrea Dianetti. Il regista, che ha iniziato come scrittore di horror-love stories - cosa che ha interessato non poco gli inviati Neri - ha deliziato la platea con la sua verve e intelligenza, mandando in visione un suo corto del 2006 con Claudio Santamaria, Luca Argentero e colonna sonora di Morgan. 
Guarda Il quarto sesso:

  

Pino Quartullo, presentato da Massimo Ganimberti, ha proposto il cortometraggio Exit, diretto insieme a Stefano Reali, il cui tema è la "necessità" del cinema. Il cortometraggio ha vinto la "Concha de oro" al Festival di San Sebastian e ha ottenuto la Nomination all'Oscar nel 1987 per il miglior cortometraggio (Academy of Motion Picture Arts and Sciences, 1986).  Prodotto quattro anni prima di Nuovo Cinema Paradiso, per la trasmissione “Passione mia”, con Monica Vitti.
Poi è stata la volta del meraviglioso duo Ricci/Forte presentati da Andrea Dianetti. I due hanno esordito mandando direttamente in visione questo capolavoro (Some Disordered Christmas Interior Geometries) e mandando in visibilio i due inviati Neri.  
Guarda anche tu il corto:

  
I due sono andati dritti al sodo. Hanno spiegato che il loro lavoro racconta la difficoltà dell’individuo. Inoltre, hanno chiarito come per loro pubblico e performer siano la stessa cosa. I giovani artisti hanno anche chiarito come sia necessario fare arte prescindendo dai media, per cui è indifferente che siano la televisione, il teatro o il cinema, l’importante è il messaggio. Si sono definiti come Picconatori di dubbi che amano fare delle traversate d'incertezza. Gli iniviati Neri hanno considerato quanto fosse nero tutto ciò mentre i due mandavano in visione uno stralcio del loro ultimo lavoro, Grimmless, ispirato alle favole dei fratelli Grimm. Un altro loro cortometraggio è 100% furioso, ispirato all'Orlando Furioso.
Guarda Grimmless (senza audio, per questioni di copyright):

Interessante il concetto da loro esposto in cui non confondono mai i linguaggi. La grammatica cinematografica viene impiegata per amplificare il linguaggio teatrale ma, per il duo prodigio, restano due elementi distinti. 
Il nostro Alberto Cattaneo con Salvatore Insana

La serata si è conclusa con la visione del cortometraggio Rosso Vivo per la regia di Annamaria Liguori. Rosso Vivo è un'opera di marketing sociale di circa 12 minuti, il cui obiettivo è sensibilizzare e incentivare l'attività della donazione di sangue. Si segnala la presenza del Prof. Mandelli, per la prima volta sullo schermo. 

(Alberto Cattaneo e Luigi Bonaro)


Al via Nero DOC III Edizione


L'Associazione Culturale Nero Cafè organizza la terza edizione di “NERO DOC”, un concorso gratuito per la selezione di racconti di genere noir, giallo, thriller e di illustrazioni a tema per la pubblicazione sul numero tre del Magazine Knife, che vedrà la luce entro metà gennaio del 2012.

I materiali dovranno giungere in redazione entro e non oltre il giorno 1 dicembre 2011.

Il concorso ha due sezioni:
- racconti inediti di genere noir, giallo o thriller di lunghezza compresa tra i 4.000 e i 6.000 caratteri (spazi inclusi).

- illustrazioni inedite aventi come tema la scena del crimine”, di dimensioni non superiori a 500 Kb (210x297 mm, formato A4). 


lunedì 19 settembre 2011

Hellboy presenta: B.P.R.D. (V.10): L’avvertimento


La squadra del B.P.R.D., ossia l’Ufficio per la Ricerca e Difesa dal Paranormale, indaga su un misterioso individuo che appare nei sogni di Liz, ma si ritrova ben presto nei guai. 
Tutti i nemici di un tempo, dalle creature rospo alla Fiamma Nera, fino agli ultimi abitanti di Hyperborea, sembrano essersi messi d’accordo per distruggere il pianeta. 
Primo volume di tre che chiuderanno tutte le storie lasciate in sospeso finora e cambieranno per sempre il mondo e il B.P.R.D. 
Testi di Mike Mignola e John Arcudi; disegni di Guy Davis. Copertina di Mike Mignola.
Ed. Magic Press

sabato 17 settembre 2011

Giudici (Camilleri - De Cataldo - Lucarelli)

Stile Libero Big
2011

Camilleri, Lucarelli e De Cataldo indagano una figura umana al crocevia tra bene e male. Una storia d'Italia in tre tempi, tre racconti esemplari sul difficile mestiere di decidere secondo giustizia. 

Il giudice Efisio Surra è catapultato da Torino a Montelusa, e con il suo candore e la sua tenacia vince la prima battaglia dell'Italia unita contro la Fratellanza, non ancora «Maffia».

Un giudice ragazzina si trova di colpo ridotta in clandestinità, nel bel mezzo di una guerra senza esclusione di colpi, alla fine degli anni Settanta.

Un procuratore duella da una vita con il molto spregiudicato sindaco di Novere, e da una vita perde: fino a quando non capisce che il duello non era ad armi pari.

Tre grandi scrittori di oggi mettono al centro della loro osservazione la figura, carica di conflitti e tensioni, di chi ha scelto nella vita di amministrare la giustizia, per conto di tutti noi. E si collegano a una tradizione che va da Manzoni a Sciascia, da Dostoevskij a Kafka.  

venerdì 16 settembre 2011

L'hotel maledetto di Bordighera

Fine '800, Bordighera, dalle parti della Via Romana. Adolf Angst, ricco imprenditore svizzero, arriva in paese con un obiettivo preciso in testa: costruire un lussuoso albergo e farne il fulcro del turismo borghese di mezza Europa. Angst aveva infatti intuito il potenziale di Bordighera, già allora meta ambita di molti villeggianti. Il terreno ideale per edificare la prestigiosa struttura era occupato però da un'unica casa, abitata da un'anziana signora di nome Ghella. Angst le fece molte pressioni per convincerla a vendere la casa, ma senza successo. La donna non voleva sapere di andarsene. Finché una notte un incendio divampò nella casa, bruciandola da cima a fondo. Il corpo di Ghella non venne mai trovato e nemmeno fu mai scoperta la causa dell'incendio. L'unico oggetto sopravvissuto al rogo era un fantastico specchio di antica fattura, che gli operai di Angst, oramai diventato proprietario del terreno, decisero di regalare al loro padrone. L'imprenditore lo trovò molto affascinante e decise di metterlo in bella vista nel nuovo albergo. Pochi mesi dopo l'hotel venne inagurato. Per mesi godette di uno straordinario successo, attirando turisti da tutto il mondo. I servizi che offriva erano ottimi, il luogo incantevole. Tuttavia non ci volle molto affinché alcune voci bizzarre si diffondessero. Nell'albergo, di tanto in tanto, accadevano episodi inquietanti: rumori misteriosi che nascevano dal nulla, porte sbattute nel cuore della notte, passi in corridoi dove apparentemente non stava camminando nessuno. Il signor Angst era il più colpito da questi eventi soprannaturali, visto che spesso e volentieri trovava dei lunghi capelli bianchi nella sua stanza da letto. Nel 1887 una scossa di terremoto danneggiò pesantemente l'hotel. Molti ospiti presenti a un ricevimento al momento del sisma dichiararono di aver visto improvvisamente le finestre e gli specchi oscurarsi. Altri giurarono di aver sentito anche una risata riecheggiare nella sala. Angst invece era convinto di aver visto addirittura lo spettro della vecchia Ghella che usciva dallo specchio pochi secondi prima della scossa di terremoto. L'hotel venne ristrutturato e riaprì i battenti. I fenomeni ricomparvero quasi subito. L'imprenditore aveva però oramai un chiaro indizio riguardo alla loro natura. Fece coprire lo specchio con un telo e di colpo queste manifestazioni spiritiche cessarono di tormentare gli ospiti dell'albergo, tranne per qualche lugubre urlo di dolore che ogni tanto scuoteva il silenzio della notte. Però la vittoria di Angst fu effimera. Nel giro di poco tempo si ammalò. Ci vollero molti anni prima che morisse, nel 1924. Furono anni di sofferenza e di miseria, visto che nel 1917, in piena Grande Guerra, l'hotel fallì e fu riconvertito in ospedale militare. Qualche tempo dopo anche questa struttura venne chiusa e l'hotel divenne un posto abbandonato come tanti. Abbandonato lo è tuttora. Chi lo desidera può sfidare le ordinanze comunali ed esplorarlo, a dispetto della struttura cadente e della brutta gente che ogni tanto frequenta il vecchio hotel: tossici, ma anche appassionati di Messe Nere. Sarà la suggestione del luogo, ma più di un visitatore ha dichiarato di aver udito rumori strani durante l'esplorazione dell'edificio in disuso. Qualcuno ha perfino affermato di aver visto la sagoma di una donna gobba nascondersi tra i cespugli invasivi che ormai crescono un po' ovunque. C'è anche un altro particolare che lascia basiti: ogni scritta tracciata sui muri dell'hotel scompare il giorno dopo, come se qualcuno si premurasse di cancellarla in fretta e furia. E il vecchio specchio di Ghella? Nessuno l'ha più visto. 

(Alessandro Girola)


mercoledì 14 settembre 2011

La pelle che abito (Prossimamente)

Il chirurgo estetico Robert Ledgard ha perso la moglie in un incidente d'auto che l'ha completamente carbonizzata. Da allora, ha messo tutto il suo impegno di scienziato per costruire una pelle sostitutiva, leggermente più resistente di quella umana e perfettamente compatibile. Perfezionata l'invenzione, Robert ha avuto bisogno di una cavia e non ha esitato a sequestrare il ragazzo che ha tentato di stuprargli la figlia, a privarlo dell'organo più esteso del suo corpo e ad obbligarlo a (soprav)vivere in un'altra pelle, che non gli appartiene.
Quando il film si apre su una bella ragazza con un'attillatissima tutina color carne, che fa yoga come fosse una ballerina di Pina Bausch e crea sculture ispirate a quelle di Louise Bourgeois, ci appare immediatamente chiaro dove ci troviamo: di fronte ad un Pedro Almodovar al cento per cento, tutt'altro che transgenico, piuttosto ormai manierista. Il resto del film si occuperà di confermare senza sosta questa prima impressione.
La scrittura, come in quasi tutti gli ultimi titoli del regista, è anche qui un meccanismo perfetto, rotondo, nella quale i dialoghi servono spesso ad alleggerire una trama ritagliata con chirurgica perizia, come fosse fatta di pezzi di un puzzle (Gli abbracci spezzati) o di lembi di pelle da far combaciare senza che si noti la cicatrice. Battute come “Mi chiamo Vera. Vera Cruz”, solleticano la risata in pubblici diversi e stratificati, strizzando l'occhio tanto ad un'epoca (gli anni Cinquanta) e ad un cinema di genere fatto di continui colpi di scena, quanto, fuori dallo schermo, alla rinuncia dell'attrice feticcio di Almodovar, Penelope, che era stata pensata per il ruolo finito poi in sorte a Elena Anaya (e la mancanza della Cruz qui non si sente, poiché la sua “seconda pelle” se la cava benissimo). A livello estetico, accade esattamente la stessa cosa: dentro un impianto visivo algido ed elegante, irrompe -volutamente grottesco- un uomo vestito da tigre. Almodovar, dunque, rifà se stesso: insieme kitsch e affascinante, artista matur(at)o ed énfant prodige birichino. E poi telecamere nascoste, primi piani congelanti, scambi di sesso ma non di identità, madri con segreti mai confessati, figli/fratelli ignari l'uno dell'altro.
Il mito di Frankenstein -espressione da sempre della paura nei confronti dei progressi della tecnologia e della scienza, e mito gotico per eccellenza-, più che oggetto di un'indagine o di una riflessione sembra servire ad Almodovar come un semplice contenitore, un involucro funzionale e intonato nel colore, resistente e compatibile con la celebrazione di sé e del proprio gusto.




Fonte: Mymovies.it

lunedì 12 settembre 2011

Amy Jade Winehouse - Un gioco a perdere (Parte I)


Qui di seguito eccovi un'anticipazione del nuovo numero di Knife: la prima di due "finestre" sull'articolo relativo a Amy Jade Winehouse. L'autrice del successo planetario Rehab è deceduta il 23 luglio scorso, per cause non ancora chiarite.
Potrete scaricare Knife da fine settembre, dove troverete, tra gli altri scritti, anche la versione completa di "Amy Jade Winehouse - un gioco a perdere".
Qui, sul Blog, invece leggerete la storia delle ultime esibizioni, compresa quella disastrosa di Belgrado di cui hanno parlato diversi telegiornali italiani. Scoprirete come un suo brano sia stato studiato nella blasonata università di Cambridge. In questa "preview" anche un video musicale e un estratto da un concerto.
Buona "Nera" lettura.

L'ULTIMO CONCERTO
Belgrado, 18 giugno scorso. Quella che doveva essere la prima tappa del nuovo tour europeo, sarà invece ricordata come l'ultima apparizione pubblica ufficiale.
La vita sregolata, la riabilitazione in clinica, l'ultimo album in studio di ben 4 anni prima. Amy Winehouse aveva bisogno di riscontri, da lei stessa e dal pubblico. Ma erano soprattutto i suoi ammiratori a necessitarne: "è ancora il talento di Back To Black, o piuttosto il risultato commerciale di una casa discografica? Reggerà un intero concerto da sobria?" La riuscita o meno del tour, avrebbe fornito le dovute risposte. Mai scontate, quando si parlava della nuova regina del soul.
Tutto il mondo aveva lo sguardo rivolto verso la capitale serba. Le migliaia di persone che la attendevano ai piedi della fortezza Kalemegdan le avevano dato fiducia, primi al mondo ad assistere a un concerto della nuova serie. Si aspettavano una rinascita, ma fu una rovinosa caduta: Si presentò "strafatta". Non riuscì nemmeno a terminare la prima canzone, che fu sommersa dai fischi dei paganti, disturbati dall'evidente stato di alterazione. I musicisti della "band" la sorreggevano perchè non riusciva a stare in piedi e, quando non barcollava, lo sguardo era perso nel vuoto. Preannunciata come una festa, fu uno spettacolo ridicolo e lei proseguì a stento, saltando molte strofe e stonando ripetutamente.
Le risposte si facevano dunque attendere e le date del tour furono tutte cancellate, compresa quella italiana del 16 Luglio, prevista a Lucca. La diva era genuina e questa era l'unica, triste conferma. Nessuno poteva dire che fosse artificiosa, come altre sue colleghe famose, ma una donna vera, con tutte le sue debolezze. E in dote, un talento straordinario.
I demoni dell'alcol e della droga avevano vinto di nuovo purtroppo, più forti anche del successo e dei dollari. Soltanto l'ennesima sconfitta. Una delle ultime.
In pochi sanno, che salì su un altro, ultimissimo palco: quello del locale Roadhouse, nel suo quartiere di Camden Square. Era il 20 luglio scorso e l'occasione era quella di un festival di nuovi talenti. Dionne Bromfield, sua amica e protetta, era uno degli ospiti e la invitò per un duetto. Tra lo stupore generale dei presenti, le due amiche cantarono e ballarono insieme Mama said, vecchio successo delle Shirelles. Questa volta lucida, vestita con un paio di jeans e una maglietta, forse per non oscurare Dionnie. Ma sono tre minuti di straripante presenza scenica e di intensa carica erotica. Giudicate voi stessi, nel video che segue.




(Alberto Cattaneo)

sabato 10 settembre 2011

L'osservatore, di Franck Thilliez


In libreria dal 15 settembre 2011
"il miglior thriller dell'anno"
(France Soir)

«Erano quasi le tre del mattino. Nella sua saletta di proiezione, Ludovic prese dalla scatola l’ultima bobina. Non aveva etichette.
Ma lui era un collezionista e, come tutti i collezionisti, da sempre sognava d’imbattersi nel capolavoro perduto di qualche grande regista:
Méliès, Welles, Chaplin… Era già successo ad altri, poteva succedere anche a lui, no? Sulla pellicola, c’era una scritta: 50 fotogrammi al secondo.
Strano, pensò. La velocità normale è di 24 fotogrammi al secondo… Poi scosse la testa, montò la pellicola nel proiettore e lo fece partire.
Sullo schermo bianco apparve una macchia nerastra. Poi, in alto a destra, prese forma un cerchio bianco. Forse è un difetto della pellicola, si disse Ludovic.
Il film cominciò. Dopo qualche istante, Ludovic si alzò, fece qualche passo, poi inciampò e cadde pesantemente a terra.
Non ci vedeva più. Era diventato cieco.»
L'Osservatore è stato uno dei libri più caldi dell'ultima Fiera di Francoforte:
i diritti di traduzione sono stati venduti in tutti il mondo.
L'autore presenterà il libro alla FNAC di Milano
Lunedì 26 settembre alle 18.00
con Donato Carrisi e Luca Crovi


venerdì 9 settembre 2011

I segreti della mente (al cinema)

Vita sociale azzerata e vita online densa di appuntamenti. I personaggi di Chatroom sono così, chi per un verso e chi per l'altro schifano la propria vita e la propria realtà, trovando solo online persone con cui parlare in grado di comprenderli. Ma nelle chatroom si aggira anche una mela marcia che finge di comprendere e in realtà vuole manipolare.
Noto in tutto il mondo per essere stato il regista di Ringu, film che contribuì a definire la categoria di j-horror e renderla famosa anche grazie ad un remake americano (The ring), Hideo Nakata fino ad oggi non è riuscito a sopravvivere al proprio mito. Schiacciato da una serie sequel e di pellicole già fin dallo script non all'altezza di quell'exploit, con Chatroom porta in scena una variazione sul tema dei mezzi di comunicazione che portano morte.
C'è sempre una tecnologia che "rappresenta" a fare da snodo letale o da tramite in grado di veicolare l'istinto di morte, questa volta è internet (che a sua volta poi contiene il video) e in particolare la chat, cioè la possibilità di dialogare con sconosciuti. Uno strumento che, sembra affermare Nakata, per sua natura facilita la mistificazione e attira i disadattati. Seguendo infatti uno stereotipo molto in voga al cinema come sui giornali, i personaggi di Chatroom non trascorrono un po' di tempo in rete ma ore e giornate intere, aliendandosi dalla vita vera e inseguendo false chimere.
Lontano dalle atmosfere horror e vicino (ma solo nelle intenzioni) a quelle thriller Nakata cerca di creare un universo visivo che possa portare al cinema il cunicolo di commenti, messaggi e comunicazioni istantanee della rete. Quando i protagonisti parlano tra di loro attraverso i computer il regista ce li mostra più belli, immersi in uno spazio colorato, patinato e tanto felice quanto fasullo che contrasta apertamente con il grigiore dei colori desaturati della loro vita normale. La chat è appetibile, come il demonio, a cui più volte viene accostato visivamente il maniacale protagonista, ma il mondo reale è la realtà con cui fare i conti.






Fonte: Mymovies.it

mercoledì 7 settembre 2011

Agatha Christie torna con Il Corriere


A poco meno di un secolo dalla pubblicazione del suo primo romanzo (1920, Poirot a Styles Court), la regina del giallo torna a farci compagnia con i suoi capolavori. Venti volumi in uscita ogni mercoledì, da luglio a novembre, con il Corriere della sera.

Quasi un secolo abbiamo detto, eppure in questa nuova versione, la nostra Agatha i suoi anni non li dimostra per niente. Bandite le copertine gialle che pur hanno fatto la fortuna del genere, i classici della Christie tornano in una nuova veste grafica moderna e accattivante. Proprio in ciò sta la particolarità di questa nuova edizione: colori sgargianti, grafica essenziale ma d’impatto. Una piccola collezione bella non solo da leggere ma anche da vedere che soddisferà gli appassionati ma intrigherà anche i giovani che per la prima volta si accostano al genere.

Tanti i titoli conosciuti da Fermate il boia a Trappola per topi passando per Dieci piccoli indiani, tanti gli intrighi da risolvere insieme ai celebri personaggi di Miss Marple ed Hercule Poirot. Insomma una raccolta che parla da sé, d’altronde cosa si può aggiungere quando si ha a che fare con una scrittrice che, con i suoi due miliardi di copie, ha battuto ogni record di vendite nel mondo? Nulla, assolutamente nulla, non resta che andare in edicola e conquistarsi questi nuovi volumi.

E per chi avesse perso i primi numeri e non volesse rinunciare alla collezione completa il sito del Corriere mette a disposizione tutti gli arretrati nello store on line.

Buona lettura!


lunedì 5 settembre 2011

Morte in agguato, di Edith Ngaio Marsh


Pubblicato per la prima volta nel 1941, questo giallo di inappuntabile matrice classica viene finalmente tradotto anche in Italia ed edito da Elliot Edizioni nella collana Raggi gialli.

Un ricco possidente, frustrato nel desiderio di riuscire come drammaturgo, decide di realizzare il suo ambizioso sogno sostituendo carta e penna con personaggi in carne e ossa. Nel dramma che ha deciso di inscenare, egli si limiterà a scegliere gli interpreti e a offrire la sua lussuosa dimora di campagna come palcoscenico sul quale gli ospiti stessi condurranno l’azione, che potrà concludersi con una rappacificazione come con un inasprimento del livore e dell’animosità. I potenziali attori sono alcuni suoi conoscenti, legati l’uno all’altro da rancori e rivalità, una miscela incendiaria pericolosissima che, infatti, sfocerà in un omicidio. Ma la casa è isolata per il cattivo tempo, le linee telefoniche sono interrotte, nessuno può allontanarsi fino a che una pioggia provvidenziale scioglie parzialmente la neve e permette di mettersi in contatto con l’ispettore capo della Omicidi Roderick Alleyn, il quale svolge le indagini secondo lo schema più classico del poliziesco inglese, con un colpo di scena finale nel salotto della villa dove gli ospiti superstiti e il padrone di casa vengono convocati per ricostruire la dinamica del delitto.


Edith Ngaio Marsh (1895-1982) è stata una scrittrice e regista teatrale neozelandese, autrice di libri gialli molto popolari nel mondo anglosassone.
Fece parte del famoso quartetto denominato le “Queens of Crime” insieme ad Agatha Christie, Dorothy L. Sayers e Margery Allingham. Nel 1966 è stata insignita della medaglia di Dame Commander of the British Empire e nel 1978 è stata premiata dalla Mystery Writers of America.
La Fondazione Dame Ngaio Marsh Trust ha creato il “Best Crime Novel Award” a lei intitolato.

Della stessa autrice, Elliot Edizioni ha già pubblicato nel 2010 il romanzo Delitto a teatro.

Fonte: Elliott Edizioni

sabato 3 settembre 2011

Anteprima Sette Note in Nero


Questo mese lo Speciale "Amy Winehouse" su Knife
e due gustosi articoli in anteprima sul Blog


Prossimamente



giovedì 1 settembre 2011

Il Caso di Serena Mollicone


Nell’ultimo mese si è riparlato dell’omicidio di Serena Mollicone, la ragazza di Arce ritrovata morta nel bosco di Anitrella in provincia di Frosinone ben dieci anni fa.
Sono stati iscritti nel registro degli indagati per omicidio volontario e occultamento di cadavere: Michele Fioretti, ex fidanzato di Serena, insieme alla madre, Rosina Partigianoni, oltre all’ex comandante dei carabinieri della stazione di Arce, il maresciallo Franco Mottola, al figlio Marco e a un altro carabiniere, Francesco Suprano.

Nell'aprile del 2008 il brigadiere Santino Tuzzi si è ucciso con la pistola d'ordinanza dopo essere stato interrogato come testimone sul caso.
Per il delitto è rimasto per 17 mesi in carcere un innocente.

Serena Mollicone scomparve la mattina di venerdì 1° giugno 2001, dopo aver effettuato un’ortopanoramica presso l’ospedale di Isola di Liri. Non si recò all’appuntamento con il fidanzato alle 14 a Sora. L’allarme venne dato verso le 20.30 dal padre, proprio presso la caserma di Arce, comandata da Mottola.
Il corpo della ragazza fu rinvenuto domenica 3 giugno alle 12.00, località Fontecupa.
Le indagini, dopo aver interessato il padre e il fidanzato della ragazza, si concentrarono su Carmine Belli, un carrozziere del posto, arrestato il 6 febbraio del 2003. L’uomo fu accusato di aver portato Serena nel boschetto di Fontecupa, con il pretesto di darle un passaggio. Al rifiuto di una prestazione sessuale l’avrebbe colpita e “confezionata” ancora in vita, per poi lasciare il corpo nella sterpaglia. Il 14 gennaio successivo iniziò il processo contro di lui, assolto poi in via definitiva dalla Cassazione il 6 ottobre del 2006.

Serena Mollicone è stata ritrovata supina con le mani legate dietro la schiena. Il corpo aveva subito un laborioso “confezionamento” che ha richiesto alcune ore. Le mani, il viso e le ginocchia erano fasciate con abbondante nastro adesivo di tipo Ghost. Il viso era racchiuso anche in una busta di plastica, marca “Eurospin”. Polsi, caviglie, ginocchia e un avambraccio presentavano ulteriori legature con un filo di ferro da carpentiere. L’avambraccio era assicurato a un arbusto e altri rami spezzati e un elemento metallico a forma di parallelepipedo nascondevano il corpo. Purtroppo i rami non furono repertati, perciò non vi è stato possibile cercare tracce dell’assassino.
Si è accertato fin da subito che Serena morì per soffocamento dovuto al complesso impacchettamento subito.
Il suo aggressore, come nel recente caso di Yara Gambirasio, si è perciò trasformato in assassino per non averla soccorsa dopo averla colpita. Troppo spesso giovani donne trovano la morte perché un uomo, non volendo affrontare l’accusa di violenza fisica e/o stupro, preferisce macchiarsi di un crimine ancora più grave, lasciando morire una vittima che poteva essere salvata.
Nel caso di Serena, se non è stato l’ex fidanzato, il movente sessuale è da escludere.
La mattina della sua scomparsa, la ragazza si sarebbe infatti recata in caserma per denunciare Marco Mottola per spaccio. Aziché essere indirizzata verso gli uffici, fu fatta salire nell'alloggio del maresciallo, come avrebbe dovuto confermare Santino Tuzzi se non si fosse ucciso.
È probabile perciò che Marco abbia colpito Serena e poi abbia chiesto aiuto al padre. Piuttosto che prestare soccorso alla ragazza e dover spiegare l’accaduto, i due Mottola scelsero di far morire soffocata Serena, impacchettandola.
Speriamo che si riesca a far piena luce su questo caso. La soluzione del delitto dell’Olgiata ha dimostrato che, se non ci si arrende mai, si può arrivare alla scoperta della verità. I familiari non dimenticano e pretendono sempre giustizia. Ci auguriamo che anche l’ostinazione della madre di Elisa Claps verrà presto premiata.

(Biancamaria Massaro)


Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...