domenica 20 febbraio 2011

Bianco e Nero: La stanza numero 18 di Mignon G. Eberhart: L'antenato di E.R.


La stanza numero 18 di Mignon G. Eberhart: L'antenato di E.R.

“Se non fossimo stati tutti lì a fissare quella piccolissima ferita, non avremmo notato la gocciolina di sangue che ne sgorgò; una gocciolina appena visibile, ma che bastò a ricordarci che, secondo una vecchia superstizione popolare, un cadavere sanguina quando gli è vicino il suo assassino.”

Siamo nel 1929. La Eberhart pubblica il suo primo romanzo giallo. Americana di Lincoln, Nebraska, personaggio eclettico e curioso, la Eberhart (nata Good, da cui la G) si ispira alle opere di Mary Rinehart, che legge nei lunghi viaggi accanto al marito, ingegnere civile. Diviene immediatamente popolarissima al punto da ottenere la laurea honoris causa nell'Università del Nebraska, che frequentò senza mai completare.

Nota come l'Agatha Christie d'America, nella sua vita scrive 59 romanzi, ottenendo numerosi riconoscimenti.

"La stanza numero 18" è il primo romanzo della Eberhart con protagonista Sarah Keate, voce narrante e infermiera dall'occhio lungo, che spesso finisce sul luogo del delitto ed incrocia l'investigatore Lance O'Leary.

Romanzo dalle atmosfere buie, cupe, con il temporale e la pioggia come sfondo permanente, ambientato in un ospedale, tra medici che muoiono, o che non sono ciò che sembrano, infermiere provocanti ed ambigue, ricchi decadenti e malati dalle forti caratterizzazioni. La Keate, personaggio seriale della Eberhart, catalizza la simpatia del lettore:

“Maria nutre una grande ammirazione per i miei capelli e forse, in un certo senso, non ha tutti i torti, sempre, naturalmente, che piacciano i capelli rossi e molto folti. Io non mi sono mai tagliata i capelli. Una donna della mia età e specialmente se ha il naso aquilino, la pelle lentigginosa, una certa tendenza alla pinguetudine e dei piedi enormi, non dovrebbe mai portare i capelli corti”.

Il tema dell'eroina in pericolo, che ricorre nei romanzi della Eberhart, trova qui un primo saggio. Suspense, azione, atmosfere credibili e personaggi azzeccati si muovono dentro e fuori la stanza numero 18 e l'ospedale Sant'Anna, tra inseguimenti al buio e amori illeciti: tutti sospetti, nessuno escluso fino al finale a sorpresa. La Eberhart già dal suo romanzo d'esordio si dimostra maestra di trama.


(Nero Cafè - Cristian Fabbi)


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