giovedì 30 giugno 2011

Il manuale del contorsionista, di Craig Clevenger

John Dolan Vincent (o se preferite Daniel Fletcher, oppure Eric Bishop) è un falsario con un’intelligenza superiore alla norma. Ha una caratteristica somatica molto insolita, sei dita della mano. Tossicomane, si fa di codeina, painkiller, anfetamine, lassativi, barbiturici e perché no, sigarette. E caffè, tanti, troppi. Va spesso in overdose. Entra e esce dalle cliniche psichiatriche sempre con nome diverso.

Il manuale del contorsionista contiene tutti gli elementi del noir, quello duro. Droghe, medicine, crimine, mafia, falsificazione. Ma chi è il contorsionista? Cos’è il contorsionismo e come questa particolarità si esplica nell’esperienza del personaggio di Clevenger?

Da Wikipedia: “Il Contorsionismo è una particolare disciplina che prevede l'assunzione di posizioni del corpo innaturali.”

Ma come si diventa contorsionista?

È tutto scritto nel Manuale.

“Trova un nome: Controlla le lapidi, I necrologi, gli obitori, le Bibbie in vendita. Cerca qualcosa di familiare ma non ovvio, distinto ma che non rimanga impresso: Norton, Dillon, Harris.

Cerca un nome che provenga da un mestiere: Cooper, Porter, Taylor, Donner, Thatcher, Barber, Farmer;

Oppure un nome che derivi dai materiali: Wood, Silver, Steel;

dalla flora: Branch, Fields, Weed;

dalla fauna: Wolf, Bird, Crow, Hawk;

dai titoli: Sage, King, Pope, Priest;

dai colori: Black, White, Green”

La costruzione delle false ma verosimili identità si esplica attraverso la ricerca febbrile dei certificati di nascita, insistendo presso i vari uffici anagrafici che il certificato mostrato - falso - non risulta perché non presente nei loro archivi; nonché attraverso le visite negli ospedali e nei cimiteri, alla ricerca di una falsa parentela. Le identità aiutano John Vincent a confondersi nella massa per sfuggire tanto alle autorità, quanto alla criminalità organizzata a cui John ha rifiutato di unirsi.

John o, se si preferisce, Daniel o Eric, passa indenne attraverso ospedali psichiatrici, prigione e tentacoli della mafia, compiendo rocambolesche acrobazie grazie alla sua innata propensione per la matematica e la falsificazione, che lui applica in modo funambolico per togliersi dai guai.

Ciò che è veramente rivoluzionario nel Manuale del Contorsionista, oltre agli elementi tipici del Noir, è l’impiego della logica del poliziesco. Dalla narrazione emerge il metodo scientifico, quello di Poe e Doyle per intenderci, solo che questo metodo nel libro viene applicato al contrario. Ed ecco che le varie categorie vengono combinate per diventare parte di un quadro semantico con significati differenti dal solito. Il lettore è costretto a pensare con la mente di John Vincent, inizia ad applicare la sua logica contorta e acrobatica. Perché è così. Nel libro si parla di logica.

Il meticoloso investigatore di Arthur Conan Doyle impiega la logica per arrivare alla verità. Il lettore si diverte nel seguire il concatenarsi delle cause e degli effetti da parte del protagonista. Nel contorsionista/falsificatore di Clevenger succede la stessa cosa ma il metodo viene ribaltato. Ma come è possibile che Clevenger riesca a sovvertire in questo modo la ferrea logica del poliziesco?

Nel numero 22 di Sherlock Magazine, nell’articolo: “L’avventura del razionalista pentito” è presente la seguente domanda: “Come è potuto accadere che lo stesso Doyle si sia poi fatto alfiere di un movimento irrazionalista basato su palesi mistificazioni?”

Tento di rispondere alla domanda.

Una verità, a mio avviso, si può rinvenire in quello che sosteneva Karl Popper nel libro Le fonti della conoscenza e dell’ignoranza: “ (…) di regola, la verità non è manifesta. La cosiddetta verità manifesta (…) ha costantemente bisogno, non solo d’interpretazioni e di asseverazioni, ma anche di reinterpretazioni. Per pronunciarsi in proposito e per formulare qualsiasi teoria (…) è necessaria una autorità, e questa autorità può imparare a condursi arbitrariamente e cinicamente.”

Dunque, l’interpretazione della verità muove da un principio arbitrario.

Poi, se si volesse prescindere da epistemologie pessimistiche, c’è un altro elemento da considerare, il famoso discorso sull’abduzione.

Umberto Eco nel libro Il segno dei tre- Holmes, Dupin, Peirce, mostra chiaramente come lo stesso concetto di abduzione muova da presupposti irrazionalistici pur essendo appartenente alla logica del ragionamento scientifico: “L’abduzione è il primo passo del ragionamento scientifico (…) e (…) l’unico tipo d’argomento che origina una nuova idea è un istinto che fa assegnamento su percezioni inconsce di connessioni tra aspetti diversi del mondo.” Quello che Clevenger fa sperimentare al suo personaggio, come del resto facevano Doyle e Poe, è un ruolo di autorità arbitraria che interviene razionalmente nelle logiche di ragionamento. In più, rispetto ai suoi colleghi Dupin e Holmes, John Vincent, oltre a intervenire sulle logiche, le falsifica.

La narrazione è affrontata da Clevenger provando, quasi forzando, le diverse possibilità narrative e applicando le lezioni/nozioni di Italo Calvino, uno dei maestri a cui l’autore non ha mai negato di attingere. Nel libro si possono apprezzare infatti tutte le caratteristiche delle lezioni americane: leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità, molteplicità. La storia si apre mostrando delle vere cartelle cliniche (ovviamente falsificate, questa volta dall’autore e non dal personaggio) del Los Angeles County Department of mental health del Queen of Angels Hollywood Presbyterian Hospital; referti medici con tanto di terapia, diagnosi e firma del medico, tutti riguardanti John Vincent.

Elementi eterogenei come l’uso di droghe, stimolanti e barbiturici, le trasformazioni del personaggio, le atmosfere cupe dell’Hard Boiled, conferiscono al libro un fascino particolare. Lo stile richiama molto quello di Spillane, la narrazione in prima persona crea identità tra il narratore/personaggio e il lettore, il quale si trova irrimediabilmente costretto a cambiare identità assieme a John e a viverne le esperienze come se fossero sue. Ma questo è solo un esempio di quanto si può trovare in questo libro veramente godibile e divertente.



(Luigi Bonaro)


martedì 28 giugno 2011

Presentazione di Mistero e Fratelli di Razza

Il Mondo Digitale Editore, in collaborazione con RegioneDigitale.it, presenta alla stampa, venerdì 1 luglio, ore 18.00, a Roma, Caffè letterario, Via Ostiense, 95, due raccolte a cura di Nicola Roserba: “Fratelli di Razza” e “Mistero”.
Saranno presenti gli autori, tra gli altri Daniele Picciuti e Nicola Roserba e il giornalista Alessandro Conte, direttore editoriale di RegioneDigitale.it.

Il Mondo Digitale editore ha voluto promuovere autori nuovi o emergenti nell’ambito dell’editoria digitale pubblicando negli ultimi mesi due nuovi ebook legati al mondo del fantasy e del noir, ambito di grande interesse tra le fasce di lettori più giovani.

“Fratelli di Razza”
Una raccolta a cura di Nicola Roserba.

Vampiri, parlare di loro non è né facile né scontato. Il motivo è che lo fanno tutti, senza inventarsi nulla di particolare. Ma i vampiri sono esseri complessi. Per raccontarli bisogna conoscerli, tentare di capirli. Forse amarli. Storie di vampiri, allora, ma storie italiane, personali. I vampiri esistono, e sono tra noi.
Autori : Danilo Arona, Federica Maccioni, Luigi Milani, Biancamaria Massaro, Stefano Pastor, Simone Lega, Glauco Silvestri, Nicola Roserba.


“Mistero”
Una raccolta a cura di Nicola Roserba.

Mistero. Non conosco un’altra parola che abbia lo stesso effetto immaginifico di questa. Non è questione di terrore – o di orrore. Non si tratta di quella paura che ti attanaglia le budella e ti toglie il respiro. Parlo di quella sensazione agrodolce che ti carezza la spina dorsale con un tocco leggero, gelido. Quella che ti fa rimanere in silenzio, perché percepisci, intuisci, di essere di fronte a qualcosa di più grande – e antico – di te. L’impossibilità di comprendere è fonte di stupore in sé. Quando contempliamo qualcosa di prosaico, terreno, che possiamo capire, come per esempio un thriller, questo non avviene.
Autori: Simone Lega, Stefano Pastor, Luigi Musolino, Nicola Roserba, Alfredo Mogavero, Giordano Efrodini, Federica Maccioni, Daniele Picciuti.


lunedì 27 giugno 2011

Hurricane - 30 Seconds to Mars

È con molto piacere che presento in questa rubrica il brano Hurricane dei Thirty Seconds to Mars, estratto dal loro ultimo lavoro in studio, This is war.

Il gruppo nasce verso la fine degli anni 90 in California, fondato dai fratelli Jared e Shannon Leto.

Notevole è il successo che hanno riscontrato finora in Italia e nel resto del globo. Nonostante suonino un rock piuttosto deciso. La maggior parte dei loro brani sembra vicina all'emo, ma anche all'alternative rock e al punk. Hurricane invece è diverso. Tende al rock progressivo, senza mai tralasciare quel sound frenetico, ansioso direi, come se, con il nostro Shuttle, stessimo per impattare con il pianeta Marte.

Ciò che colpisce di Hurricane è non solo il testo, ma anche il video, come vedremo in seguito. La canzone parla di una storia d'amore e di odio fra due amanti.

"Tell me would you kill to save a life? Tell me would you kill to prove you're right?" (“Mi racconti che uccideresti per salvare una vita? Mi racconti che uccideresti per provare che sei nel giusto?”) ripete più volte il cantante Jared Leto, nel brano. E ancora "Do you really want me dead? Or alive to torture for my sins" (“Realmente mi vuoi morto? O vivo per torturarmi a causa dei miei peccati?”). Alternando melodie dolci e malinconiche, scandite dalla tastiere, ad altre più dure, dove protagonista è la chitarra.

Ma è soprattutto il video a destare attenzione. Girato e prodotto dallo stesso cantante, dietro uno pseudonimo (è anche attore di discreto successo), è caratterizzato dalla lunghezza, oltre tredici minuti. Già di per sé raro in un video musicale.

Le sequenze non sembrano seguire una vera storia, ma piuttosto un collage di storie. Come leggiamo all'inizio, "this is dream", sembra infatti un sogno. O piuttosto un incubo, considerato che i protagonisti, che sono gli stessi componenti del gruppo, si trovano a combattere, a suon di arti marziali, con vari personaggi che paiono usciti da film di Wes Craven o John Carpenter. C'è perfino il coniglio di Donnie Darko!

Ricca anche la simbologia delle immagini.

Il video, segnaliamo, viene trasmesso censurato sui canali musicali. Non sono poche, infatti, le scene erotiche, particolarmente spinte, oscurate in questa versione.

Allora è più sogno o incubo? Intanto che ci pensate, io mi rivedo il video, a volume altissimo.

Versione Censurata


Versione Integrale

http://ssmlook.blogspot.com/2010/12/hurricane-il-video-non-censurato.html

(Alberto Cattaneo)



venerdì 24 giugno 2011

Premio Short: il vincitore sarà pubblicato su Knife n. 2


Che Nero Cafè offra spazio agli autori emergenti non è una novità ormai. Stavolta, in attesa di bandire la nuova edizione del Nero Doc, diamo una notizia che farà felici soprattutto gli autori che si stanno contendendo la vittoria nel Premio Short - Incipit d'autore, sul nostro forum.
Il vincitore della tenzone, infatti, vedrà il proprio lavoro pubblicato sul n. 2 di Knife, in uscita nel prossimo settembre.
Le iscrizioni sono ancora aperte, fino al 20 luglio, per cui non esitate a buttarvi in questa nuova avventura!
Ricordiamo che il Nero Short è un concorso aperiodico riservato ai soli utenti registrati nel forum di Nero Cafè. Per essere correttamente registrati, occorre aver postato la propria resentazione in Area Benvenuti.
Ogni racconto dovrà essere inedito, di genere compreso tra noir, giallo, thriller, pulp e hard boiled, purché mai apparso su pubblicazioni cartacee o ebook e mai premiato in altri concorsi, e compreso tra 2500 e 4000 caratteri spazi inclusi. Il racconto dovrà necessariamente sviluppare l’incipit scritto per Nero Short dallo scrittore Victor Gischler. Racconti che non soddisfano le condizioni di cui sopra saranno scartati. Non sarà possibile modificare o sostituire le opere una volta passata la scadenza del 20 luglio. L’autore deve essere proprietario unico dei diritti di sfruttamento economico dell’opera inviata. Ogni autore dovrà poi leggere gli altri racconti in gara e stilare il proprio podio ufficiale. Per maggiori dettagli rimandiamo alla sezione dedicata nel forum.

giovedì 23 giugno 2011

Svelata la Giuria del Nero Angeli

Dopo l'annuncio dei racconti in gara, è il momento di svelare i nomi che compongono la Giuria che delibererà sull'esito del concorso.

Francesco Dimitri (noto autore di saggi, pubblicati con Castelvecchi, e romanzi: La ragazza dei miei sogni , edito da Gargoyle Books; Pan, edito da Marsilio; Alice nel paese della Vaporità, edito da Salani)

Nicola Lombardi (autore di molti racconti inclusi in antologie e di romanzi, tra cui I ragni zingari, edito da Edizioni XII, traduttore per la rivista Weird Tales, curatore di antologie horror per Il Foglio)

Miriam Mastrovito (autrice di romanzi, tra cui Il mendicante di sogni, edito da La Penna Blu, si occupa di recensioni e servizio editing e revisione testi, giurata in diversi concorsi letterari, collaboratrice di Strepitesti)

Pia Barletta (autrice di racconti compresi in alcune antologie, giurata in concorsi letterari, si occupa di recensioni e servizio editing e revisione testi, collabora con Strepitesti)

Nicola Roserba (autore dell'antologia Schegge di futuro, edita da Il Mondo Digitale, curatore di collana per lo stesso editore, vincitore di diversi concorsi letterari)

Laura Platamone
(editor, giurata a diversi concorsi letterari, autrice di racconti inclusi in antologie, co-amministratore di Nero Cafè)

Daniele Picciuti
(autore di racconti inclusi in diverse antologie e magazines, vincitore di concorsi letterari, redattore in alcune riviste web, curatore del Premio Nero Angeli e co-amministratore di Nero Cafè)

Francesco Dimitri sarà anche Presidente di Giuria.
Entro fine luglio verranno svelati la classifica finale e i racconti compresi nell'antologia che verrà pubblicata da Il Mondo Digitale Editore.

martedì 21 giugno 2011

Black Poetry presenta: Sylvia Plath

Se avessi avuto il timore di scadere nel retorico, nel deja-vu, tentando questo sguardo diverso sul mondo poetico, troppo spesso ridotto a una carrellata di arie bucoliche e cuori infranti, non avrei mai pensato di proporre una rubrica su questo blog che, apparentemente, niente ha a che vedere con la poesia.
Quello che vorrei sperimentare, invece, è un percorso attraverso i paesaggi oscuri, i cul-de-sac umidi e pericolosi; spazi dove la coscienza abbraccia il buio. Il nero della vita.
Qui non troverete eroi, né violenti assassini, tanto meno poeti maledetti, ma si discuterà di vite tormentate da un immaginario che si appoggia all’esperienziale attraverso parole crude, difficili. Quelle del dolore, della paura, della morte. Una morte lenta, perché coinvolge tutto il sentire diventando un riscatto definitivo e un inappellabile affrancarsi dalla vita.
Ho già in mente i nomi di una decina di poeti, qualcuno più noto, altri incomprensibilmente ignorati. Spero siate pronti, fatelo in apnea, si parte!
Inizio da lei. “È dunque questo il mio amante? Questa morte, questa morte?” (Lady Lazarus)

Sylvia Plath

La fine.
Sylvia, nella notte tra il 10 e l’11 febbraio del 1963, prepara del pane imburrato e due bicchieri di latte per i suoi figli; lascia il vassoio vicino ai loro lettini mentre ancora dormono, spalanca la finestra della loro camera e sigilla le fessure della porta con nastro adesivo e alcuni asciugamani, poi scende in cucina, sigilla anche qui porte e finestre, si sdraia con la testa nel forno e apre il gas. Sylvia ha 31 anni.

L’inizio.
Nell’esperienza poetica di Sylvia Plath, nei suoi primi tentativi, esiste e vive una ragazza innamorata dell’amore, della vita; da subito, però, si intuisce l'esistenza di un mondo altro chiuso dentro quell’involucro delizioso. È come se in lei ci fosse una musa maligna, bianca, primitiva, una strega crudele; la visione netta e chiara della morte.
Un male ossessivo, questo suo, all’inizio latente e poi conclamato, che la scaraventerà in una crisi esistenziale violentissima, fino a condurla ad aborrire la perfezione stilistica, cercata in modo disumano e con ossessiva metodicità, fin dai suoi primi tentativi poetici. Come in Metaphors, enigma del nove.
Nove sillabe in ogni verso per nove versi.

Metaphors
I’m a riddle in nine syllables, Sono enigma tutto di nove
An elephant, a ponderous house, elefante, casa massiccia,
A melon strollin on two tendrils. popone a spasso su due cirri
O red fruit, ivory, fine timbers! Fragola, avorio, belle travi!
This loaf’s big with its yeasty rising. Son pane che fermenta e cresce,
Money’s new-minted in this fat purse. Borsa gonfia di soldi nuovi.
I’m a means, a stage, a cow in calf. Son mezzo, tappa, vacca pregna,
I’ve eaten a bag of green apples, Pancia piena di mele acerbe,
Boaded the train there’s no getting off. Sul treno da cui non si scende.

(Trad. di Anna Ravano - I Meridiani)

“Son mezzo, tappa, vacca pregna/pancia piena di mele acerbe/sul treno da cui non si scende.”

Il demone.
Questa prima fase lascia presto spazio a una crisi profonda, da un lato la schizofrenia che incombe, dall’altro una irrequietezza di fondo che la lascia sempre scontenta; le sue poesie le sembrano finte, spente, e sentenzia: “Sono nate morte queste poesie. Sono aborti di poesie. Non vivono.” Confesserà: “I poeti che amo sono posseduti dai loro versi come dal ritmo stesso del loro respiro”.
Da qui in avanti, nel suo poetare, si affaccia prepotente una presenza sinistra; ogni verso diventa un messaggio di morte, voce del demonio che la perseguita, della quale si innamora ma che la costringe a vivere nel terrore: “Io ho paura” dice. E non solo della vita; ma persino delle sue stesse poesie. Il disturbo bipolare diviene vita e l’io omicida inizia la sua perversa sostituzione.
Ecco dunque il mondo sotterraneo e claustrofobico di Dark House.

Dark House (Poem for a Bithday)

Pebble smells, turnipy chambers. Odori di ciottoli, antri di rapa.
Small nostrils are breathing. Piccole narici respirano.
Little humble loves! Brevi inutili amori!
Footlings, boneless as noses, Fatti di nulla, senz’ossa come nasi,
It is warm and tolerable è caldo e gradevole
In the bowel of the root nel ventre della radice.
Here’s a cuddly mother. Ecco madre tenerezza.

(Trad. di Cristiana Morroni)

Un grembo stregato che partorisce da sé le proprie immagini. Il demone si manifesta. La morte, da quel momento, vive in lei, con lei, che se ne innamora perdutamente.

“ Un tempo ero ordinaria, ora sto diventando un’altra.” Scrive.

Maenad (Poem for a Birthday)

This month in fit for little, Questo mese serve a ben poco,
The dead ripen in the grapeleaves. I morti maturano tra i pampini.
A red tongue in among us. C’è una lingua rossa fra noi.
Mother, keep out of my barnyard, Madre, sta’ lontana dalla mia aia,
I am becoming another. sto diventando un’altra.

(Trad. di Anna Ravano - I Meridiani)

“Mi sento a casa – dice – qui fra le teste morte.” E parla dei fiori in Ottobre (Sylvia è nata in Ottobre). È il mese in cui si mettono via i frutti, e il capanno dove viene disposto il raccolto sa di muffa, somiglia a un “ventre di mummia”. L’interno (Sylvia è incinta di cinque mesi) il ventre, si muove in costante attività verminosa, in perturbanti metamorfosi che potrebbero mutarla in cagna, in cavalla.

L’elettroshock.
Nel 1953, dopo una forte depressione, viene sottoposta a un primo elettroshock. La madre, con un’amica l’accompagna in ospedale, si siedono nella sala d’aspetto. Sylvia viene portata in un’altra stanza, da sola. Un’infermiera le spalma sulle tempie una pomata unta e puzzolente e il medico le applica due piastrine di metallo ai lati della testa che fissa agganciandole a una correggia. La cinghia le lascia un segno profondo sulla fronte. Le infilano tra i denti una corda, senza somministrarle neppure un leggero anestetico per rilassare i muscoli; il corpo si contrae, si irrigidisce nell’ansia. Le sparano nel cervello potenti dosaggi di elettricità. Con lei non c’è nessuno.
Torna a casa, l’esperienza è stata traumatizzante, non parla per parecchie settimane, non dorme, un pomeriggio si rintana in cantina, nascosta dietro una catasta di legna, si imbottisce di barbiturici. Verrà ritrovata viva, tre giorni dopo, dal fratello. Ha vomitato, questo l’ha salvata.

Waking in winter

I can taste the tin of the sky-the real tin thing.
Winter dawn is the color of metal,
The trees stiffen into place like burnt nerves.
All night I have dreamed of destruction, annihilations-
An assembly-line of cut throats, and you and I
Inching off in the gray Chevrolet, drinking the green
Poison of stilled lawns, the little clapboard gravestones,
Noiseless, on rubber wheels, on the way to the sea resort.

How the balconies echoed! How the sun lit up
The skulls, the unbuckled bones facing the view!
Space! Space! The bed linen was giving out entirely.
Cot legs melted in terrible attitudes, and the nurses-
Each nurse patched her soul to a wound and disappeared.
The deathly guest had not been satisfied
With the rooms, or the smiles, or the beautiful rubber plants,
Or the sea, hushing their peeled sense like old Mother
Morphia.

Risveglio in inverno

Il cielo è di stagno, ne sento il sapore in bocca: stagno vero.
L'alba d'inverno ha il colore del metallo,
Gli alberi, al loro posto, s’irrigidiscono come nervi bruciati.
Tutta la notte ho sognato di distruzioni, annientamenti-
Una catena di montaggio di gole tagliate, e tu e io
Che ci allontanavamo nella Chevrolet grigia, bevendo il verde
Veleno dei prati ammutoliti, le piccole lapidi di assicelle,
Silenziosi, su ruote di gomma, sulla strada per la stazione balneare.

Come echi dai balconi! Come il sole illuminava
I teschi, le ossa disfatte di fronte al panorama!
Aria! Aria! Le lenzuola stremate.
Le gambe del lettino fuse in atteggiamenti terribili, e le infermiere-
Ogni infermiera a incerottare la sua anima a una ferita e poi andare via.
Gli ospiti della morte non erano soddisfatti
Delle camere, dei sorrisi, dei bellissimi ficus,
O del mare, che leniva il loro senso spellato come la vecchia Madre
Morfina.

(Trad. di Cristiana Morroni)

Stagno, metallo, nervi bruciati. Catena di montaggio di gole tagliate, il verde veleno dei prati. Il senso spellato, la Mamma Morfina.
Il danno è fatto.

(continua…)


(Cristiana Morroni)





Biografia

Cristiana Morroni è nata a Roma e vive ai Castelli Romani.

Le canzoni del silenzio (Ragusa Editore, 1990) è il titolo della sua prima pubblicazione e come autrice è presente in varie antologie poetiche. Nel 2006 ha vinto il Premio di poesia "Logos" ed è stata finalista per "Io-scrivo". Monografie e Antologie: Ci fosse il vento (Giulio Perrone Editore, 2006), Smile Again (Giulio Perrone Editore, 2007). Ha curato una postfazione poetica al libro di carattere scientifico Lo spettro autistico Pizzamiglio-Zotti (Franco Angeli Editore, 2008); Nomen Omen (Perrone Lab, 2009); La poesia racconta 2 a cura di Alessandro Ramberti (Fara Editore 2009); Antologia Lunatica di P. Melissi e F. Mazzucato; Stupro - monologo teatrale con Simona Senzacqua (2010; patrocinato da Amnesty Inernational); 365 storie cattive (2010).




lunedì 20 giugno 2011

Torre di controllo, di Giuseppe Foderaro

“Torre di controllo” (Sangel Edizioni) è il nuovo romanzo di Giuseppe Foderaro.

L’autore è nato a Catanzaro nel 1973. Dopo aver vissuto a Roma, nel 2003 si è trasferito a Milano. Già musicista, la sua attività creativa è legata alla frequentazione degli ambienti underground londinesi e newyorchesi. Tra le altre cose, ha scritto racconti per Thriller Magazine, Sherlock Magazine, Sugarpulp, Borderfiction, Progetto Babele, KULT Underground, e per la guida “Giallo e Noir” di SuperEva.it. Il suo sito web è: www.giuseppefoderaro.com.

La Trama: Per Sauro Badalamenti, investigatore assicurativo in Piazza de Angeli a Milano, tutto comincia così. Con una terribile esplosione sui tetti dello stabilimento della Coop in Via Benadir. Un caso banale, all’apparenza. Una fabbrica clandestina di fuochi d’artificio che è saltata in aria, portandosi via la vita di molti. Ma è proprio lì che trova, accanto al corpo dilaniato della più giovane fra le vittime, un libro rilegato a mano, pieno di inquietanti disegni tratteggiati a nero di china e giallo fosforescente. Non sa nemmeno perché ma lui, quel libro, lo porta via con sé. Quello che non sa è che lì dentro troverà descritti delitti che ancora non sono accaduti, quello che non sa è che quel libro racchiude anche il suo destino, quello che non sa è che, in mezzo a quelle pagine, tra disegni ossessivi e racconti allucinati, si anticipa la sua stessa morte.

In una Milano indifferente a tutto tranne che a se stessa, c’è qualcuno nell’ombra che, protetto dal suo buon nome, uccide fanciulle a colpi di spranga. Ma prima le tiene segregate per mesi, fracassando loro le ossa una dopo l’altra, mantenendole in vita solo per il piacere di rifarlo ancora, e ancora, e ancora. Non è cosa che passi inosservata. Nella confusione tentacolare della città c’è qualcuno che un giorno per noia, con la moglie o con l’amante, ha sconfinato in un mondo che non era il suo. E ne è rimasto talmente soggiogato al punto che, ora, fingere non gli basta più. Qualcuno che si spinge ancora oltre, che mischia erotismo e sesso con la violenza e col dolore. Qualcuno abbastanza carismatico e affascinante da poter avvicinare ragazze tra loro così diverse. Ragazze che, come Biancaneve, non sanno, forse, che nel bosco di oggi non ci abitano solo gli elfi e le creature fatate.

Una dopo l’altra le vittime vengono rinvenute cadaveri e la polizia sa che, prima di liberarsi di un giocattolo ormai rotto, l’assassino se ne è già procurato un altro. I segreti che quei corpi martoriati rivelano in sede di autopsia sconvolgono oltre ogni limite.

Alla fine Sauro, nonostante la fiera opposizione di Miranda Venegoni, direttrice del Labanof, dovrà scegliere se lasciare che anche l’ultima profezia si compia, oppure negarsi al suo stesso destino. Ma, come lui ama sempre ripetere, la realtà bisogna saperla guardare in faccia, quando ce l’hai davanti.

domenica 19 giugno 2011

Nero Short: scadenza rinviata al 20 Luglio



A un solo giorno dalla scadenza, la Redazione di Nero Cafè ha deciso di concedere una proroga di un mese al Premio Nero Short. Termine ultimo per la consegna degli elaborati sarà dunque il 20 luglio 2011. Ci sarà poi tempo per consegnare i propri "podi ideali" fino al 30 luglio.

Ricordiamo che il Premio Nero Short - Incipit d'Autore è un concorso aperiodico riservato ai soli utenti registrati nel forum di Nero Cafè (http://www.nerocafe.forumfree.net). Per essere correttamente registrati, occorre aver postato la propria presentazione in Area Benvenuti.
Ogni racconto dovrà essere inedito, di genere compreso tra noir, giallo, thriller, pulp e hard boiled, purché mai apparso su pubblicazioni cartacee o ebook e mai premiato in altri concorsi. Il racconto dovrà necessariamente sviluppare l’incipit scritto per Nero Short dallo scrittore Victor Gischler, che potete leggere direttamente all'interno del Bando.

Non perdetevi d'animo, quindi. Avete ancora un mese di tempo per consegnare i vostri lavori!

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